CONFINDUSTRIA: TOCCATO FONDO, ORA RIPRESA

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L’economia italiana sta toccando il fondo della dura recessione, la seconda in cinque anni. Si delineano i presupposti di un rimbalzo che può dare avvio alla ripresa. Lo segnala il report Congiuntura flash, analisi mensile del Centro studi di Confindustria. La sfiducia ha infatti compresso la domanda interna ben oltre quanto giustificato dalla situazione oggettiva dei bilanci familiari e aziendali: gli acquisti di beni durevoli sono scesi molto più del reddito reale disponibile, gli investimenti sono ai minimi storici in rapporto al PIL e le scorte sono bassissime. Contemporaneamente, sottolinea il report, vengono meno o si allentano le tre cause del regresso: credit crunch, iper-restrizione dei bilanci pubblici e frenata della domanda globale. Basilare per la ripartenza è che si sollevi la cappa di paura creata dalla situazione politica interna; perciò è cruciale che l’esito delle imminenti elezioni dia al Paese una maggioranza solida, che abbia come priorità le riforme e la crescita, fornendo così un quadro chiaro che infonda fiducia nel futuro e orienti favorevolmente verso la spesa le decisioni di consumatori e imprenditori. Rimarranno deboli le costruzioni, per le quali vanno prese misure specifiche.

L’analisi del Centro Studi di Confindustria segnala che nel sistema globale l’incertezza politica si è quasi dissolta (all’appello manca il voto autunnale in Germania). Si registrano continui segnali di progresso, alcuni perfino nell’ Eurozona, grazie al “contagio positivo” innescato dalle decisioni dello scorso anno di BCE (che rimane però timida sui tassi) e governi. Ciò ha messo in moto un “drammatico miglioramento” mondiale delle condizioni finanziarie e una ritirata dell’avversione al rischio, destinati a proseguire; ne beneficeranno soprattutto i PIIGS, stressati dal prosciugamento della liquidità.

Tra gli emergenti, la Cina è ripartita; gli altri seguiranno. In USA, grazie alla potente azione della FED e ai coraggiosi deficit pubblici, è risorta l’edilizia residenziale, nei prezzi e nei volumi, e questo sosterrà fiducia e spesa dei consumatori; il manifatturiero riguadagna peso nel tirare lo sviluppo. Il mero annuncio della nuova politica economica in Giappone ha provocato scaramucce valutarie, con movimenti anche del 20 per cento di alcuni tassi di cambio; fin qui l’unica vera vittima è la Corea e l’Area euro inizia a subire danni collaterali ingenti; urge più coordinamento. Le materie prime, specie il petrolio, fiutano il riavvio mondiale.

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