Come deve essere un alloggio post-catastrofe?

catastrofe_pluginCome risolvere il problema dell’alloggio a seguito di una catastrofe improvvisa? Come deve essere l’abitazione post-catastrofe, nel periodo che intercorre tra le tende del primo momento e la ricostruzione degli edifici? Quale deve essere la modalità di azione?

A queste e ad altre domande si è provato a rispondere durante il workshop “Architetture per la catastrofe”, che si è tenuto a Torino nel mese di marzo e i cui risultati saranno presentati il 30 di maggio durante l’incontro “Quale architettura per la catastrofe?“. Un appuntamento che si terrà alle 16 presso le Officine Grandi Riparazioni (Sala Duomo) del capoluogo piemontese e durante il quale sarà possibile visitare il prototipo di modulo abitativo progettato durante il workshop.

Organizzato dall’associazione culturale plug_in e dalla Fondazione OAT e coordinato dal critico di architettura Emanuele Piccardo e dall’architetto Anna Rita Emili, il laboratorio di marzo ha infatti portato alla realizzazione in scala 1:1 di quello che viene chiamato modulo abitativo M2, risultato di una lunga riflessione sul tema delle strategie progettuali da adottare per risolvere il problema dell’alloggio provvisorio in seguito a un evento catastrofico.

Il workshop ha quindi definito una modalità di azione progettuale, urbanistica e politica, in quanto la catastrofe, nel momento in cui si decide di affrontarla, è un fatto politico che deve portare a scelte chiare e precise tra cui le aree dove alloggiare i cittadini, i comportamenti da avere e, chiaramente, la tipologia di abitazione provvisoria da adottare. A partire da un sistema di alloggi modulari basati sul modulo quadrato 4×4, il percorso progettuale ha portato a unità abitative di diverso taglio in relazione ai nuclei famigliari. Si sono studiate, quindi, le configurazioni urbanistiche per l’insediamento di 1000, 5000 e 8000 abitanti con standard urbanistici, in regime di emergenza, pari a 20mq/abitante (contro i 25mq/abitante in situazioni normali). Al termine dello studio è stato verificato che la configurazione ottimale per mantenere un’elevata qualità abitativa sia quella da 5000 abitanti, mantenendo servizi come verde pubblico, parcheggi e strade per l’accesso dei mezzi di soccorso. «L’alloggio, concepito con la struttura portante in legno, assolverebbe – spiegano i promotori del workshop – alle funzioni di facilità di montaggio (il 50% degli alloggi è pensato per essere realizzato in autocostruzione da squadre di operai non specializzati che si formano nei campi di accoglienza degli sfollati), modularità, sostenibilità (attraverso l’inserimento del patio-serra) e adattabilità alle esigenze dei fruitori».

La presentazione pubblica degli esiti di questo lavoro si terrà, quindi, giovedì 30 maggio 2013 alle 16.00 presso le OGR (Sala Duomo) di Torino. Durante l’incontro interverranno:

Emanuele Piccardo, critico di architettura e coordinatore del workshop

Anna Rita Emili, architetto, coordinatore del workshop

Emiliano Ilardi, massmediologo, Università di Cagliari

Matteo Agnoletto, architetto, Università di Bologna, Facoltà di Architettura di Cesena

Davide Marazzi, architetto, progettista della nuova Chiesa di Medolla (Mo)

Don Davide Sighinolfi, sacerdote e committente della nuova Chiesa di Medolla (Mo).

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