CANCRO: UNA QUESTIONE DI NUMERI

©freshidea – Fotolia.com

«Il cancro è anche una questione di numeri». Così Antonio Giordano, oncologo di fama internazionale da anni impegnato nella lotta contro il cancro e recentemente firmatario di un appello — sottoscritto da oltre 500 ricercatori — per salvaguardare l’ambiente dall’irresponsabile immissione di sostanze cancerogene. «Identificare il numero preciso di casi di tumore nella popolazione, relativamente a definite aree geografiche, è cruciale per poter attuare strategie di prevenzione e di screening per una diagnosi precoce, mirate a ridurre la incidenza e la mortalità, oltre che per identificare popolazioni a rischio e l’eventuale impatto ambientale», ha dichiarato lo specialista alla rivista scientifica internazionale Journal of Experimental and Clinical Cancer Research, parlando del nuovo studio sull’incidenza del tumore della mammella in Italia, condotto da un’equipe multidisciplinare italo-americana guidata proprio dal Antonio Giordano, direttore dello Sbarro Institute per la ricerca sul cancro di Filadelfia e professore di anatomia ed istologia patologica dell’Univesità di Siena.

In questo studio i ricercatori hanno studiato il tumore della mammella, il numero uno fra i tumori che colpiscono le donne, sia per incidenza che per mortalità. Secondo i dati Istat, 12.195 donne sono morte nel 2009 per cancro della mammella, rispetto alle 11.476 del 2006. Gli studiosi hanno analizzato l’archivio nazionale delle schede di dimissione ospedaliera per valutare il numero d’interventi, per mastectomie (rimozione in blocco della mammella) e quadrantectomie (rimozione parziale) eseguite in Italia per diagnosi principale di tumore della mammella dal 2001 al 2008. «Rispetto al nostro precedente lavoro del 2009, questa nuova ricerca non solo allarga la finestra temporale dell’indagine, ma perfeziona la metodologia utilizzata grazie all’esclusione dei re-interventi eseguiti sulla stessa paziente in tutto l’arco di tempo considerato. In tal modo abbiamo potenziato la nostra capacità di ottener un surrogato del dato d’incidenza il più vicino possibile alla realtà, con una sottostima per difetto dovuta alla quota di pazienti che non vengono sottoposte ad intervento», precisa Prisco Piscitelli, coordinatore dello studio.

I dati hanno evidenziato che dal 2001 al 2008 sono stati registrati 328,888 interventi di mastectomia e quadrantectomia, (rispettivamente 117,762 e 211,126). Il numero globale di mastectomie osservate diminuisce lungo l’arco temporale considerato (da 15,754 nel 2001 a 14,197 nel 2008). Ma analizzando le fasce di età, si osserva che la riduzione riguarda le donne tra i 45 ed i 74 anni, mentre il numero di mastectomie non è significativamente cambiato nella fascia di età più giovane (tra i 25 ed i 44 anni). Inoltre, il numero totale di quadrantectomie risulta aumentato in maniera significativa attraverso tutte le classi di età considerate (da 22,140 nel 2001 a 30,800 nel 2008).

L’analisi per macroaree (i.e. Italia Settentrionale, Centrale e Meridionale) conferma la riduzione del numero di mastectomie, sebbene esistano discrepanze inter-regionali possibilmente riconducibili alla diversa copertura ed adesione alle campagne di screening, ma mostra che le quadrantectomie aumentano in maniera significativa, con valori massimi per l’Italia Meridionale (da 3,812 nel 2001 a 6,538 nel 2008). Il numero di interventi ripetuti entro l’anno osservati tra il 2001 ed il 2008 è pari a 46,610, aumentando da 4,682 nel 2001 a 5,909 nel 2008.

Secondo il rapporto AIRTUM (Associazione Italiana Registri Tumori) 2010: «Entro l’ottantaquattresimo anno di età in media 1 uomo su 2 e 1 donna su 2 saranno colpiti da tumore nel corso della vita; 1 uomo su 3 e 1 donna su 6 ne moriranno». In tale scenario, la sorveglianza sanitaria delle patologie tumorali rappresenta un obiettivo essenziale del nostro Paese, dell’Unione Europea e dell’intero Occidente. In Italia, tale sorveglianza si avvale del prezioso supporto dei Registri Tumori. «Attualmente, la copertura della popolazione italiana realizzata attraverso l’AIRTUM è pari a circa il 34 per cento, con notevoli discrepanze tra il Nord, il Centro ed il Sud Italia (i.e. 50.2 per cento, 25.5 per cento e 17.9 per cento). Su tali basi, l’utilizzo esclusivo dei Registri Tumori può limitare l’accertamento dei casi di malattia», specifica Maddalena Barba, ricercatrice presso l’Istituto Tumori Regina Elena di Roma. «Questo studio mira ad individuare strumenti che possano integrare l’attività dei Registri Tumori nell’ambito della sorveglianza sanitaria delle patologie neoplastiche. I risultati conseguiti incoraggiano l’utilizzo dei dati resi disponibili dall’archivio nazionale delle schede di dimissione ospedaliera ai fini dell’individuazione dei casi di cancro della mammella sottoposti ad intervento chirurgico di quadrantectomia e/o mastectomia. Ciò è coerente rispetto all’utilizzo di database integrativi negli Stati Uniti, ove, parimenti a quanto accade in Italia, esiste la necessità di integrare le attività di sorveglianza sanitaria svolte dal SEER (Surveillance, Epidemiology and End Results Program) attraverso l’impiego di strumenti di rilevazione efficienti»,  conclude Antonio Giordano.

Commenti

commenti

Lascia un commento

Torna in alto