Belli di papà: trailer del film, trama e recensione

Belli di Papà è un film che ti lascia, piacevolmente, sorpreso perché, diamocelo, a volte andiamo al cinema con qualche pregiudizio, invogliati dalla presenza di un determinato attore o di un’attrice che ha un particolare appeal. Diego Abatantuono è un mattatore che ci ha fatto ridere con i suoi occhi espressivi e quelle parole storpiate, tipiche del suo straordinario repertorio. Ed è forse per questo che non ti aspetti di vederlo nel ruolo di un padre e imprenditore, più riflessivo, dalle sfumature meno macchiettistiche, e degno rappresentante di quella fetta d’italiani che si è fatta da sé partendo dal nulla.

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Belli di Papà, con la regia di Guido Chiesa, stupisce per quella sana ironia che ritroviamo in molte commedie all’italiana, cioè quell’istinto, tutto nostrano, di ridere dei nostri difetti con un buonismo a volte esasperante, che rischia di infastidire, eppure l’intento era ed è sempre il medesimo: dare un messaggio facendo divertire con gusto. Tra gli anni Ottanta del secolo scorso e gli inizi del nuovo Millennio, la Commedia Italiana ha attraversato una profonda crisi d’identità, portando sul mercato film demenziali e poco innovativi, ma nell’ultimo quinquennio qualcosa di positivo si è percepito e, anche se le pellicole non brilliamo per inventiva, ora riusciamo tuttavia a stare al passo con i tempi, spesso proponendo delle rivisitazioni di film stranieri, com’è accaduto anche per Belli di Papà (è un remake della pellicola Nosotros los Nobles). Il pubblico giovanile è un po’ più esigente degli spettatori di vent’anni fa e cerca, contrariamente a quanto si pensa, prodotti qualitativamente più elevati, perché gli stimoli visivi e di contenuto, provenienti soprattutto dal web, sono innumerevoli.

belli-di-papà-filmBelli di Papà non è certo una commedia che eccelle in tutto e per tutto, molte sono le sue lacune (diversi i cliché su cui prende forma l’intera trama, come lo stereotipo della gioventù benestante un po’ bambocciona), ma tante sono pure le note positive. Diego Abatantuono in questa pellicola interpreta, come accennato, il ruolo di padre e titolare di un’azienda. I suoi tre figli, però, con caratteristiche diverse, sono delle marionette che, spesso parlano per frasi fatte, e non conoscono il valore del denaro, né del lavoro guadagnato onestamente e con sudore. Il padre si rende conto che, per il loro bene, è meglio metterli in riga e, crea un piano con la complicità del suo socio. Li porta, a bordo di una Panda vecchio tipo e con pochi spiccioli, da Milano a Taranto, la sua città natia. Qui i tre ragazzi svolgono lavori umili ma dignitosi.

Belli di papà è una pellicola genuina che ci fa riflettere con semplicità sul senso della vita e del lavoro. Il regista non si focalizza sulla Puglia, né sulle debolezze di questa regione, ma punta la macchina da presa, ancora una volta, sul rapporto tra padre e figli e sullo stile di vita, troppo glamour e artefatto, di una certa tipologia di gioventù milenese. Dall’altra parte della carreggiata c’è un numero cospicuo di ragazzi italiani abituati anche a fare molti sacrifici e a rimboccarsi le maniche come si denota da alcuni personaggi della pellicola che proprio per questo fattore non corre il rischio di essere troppo banale e scontato. Voto: [usr 3]

Belli di Papà, trailer del film 

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