AZIENDE AGRICOLE ITALIANE IN CADUTA SUI MERCATI ESTERI

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«Sempre in difficoltà l’export dei prodotti agricoli. Ad aprile (rispetto all’analogo periodo 2011) le esportazioni complessive segnano -1,7% (+3,7% nel quadrimestre), mentre quelle agricole registrano -7,8% (-14,4% nei primi quattro mesi dell’anno)». A parlare è Confagricoltura, commentando i dati Istat diffusi  sul commercio estero. Confagricoltura pone poi in evidenza come, «complice la crisi e le difficoltà delle famiglie, siano diminuite anche le importazioni di prodotti agricoli (-11,6% ad aprile 2012 su aprile 2011, -7,6% nei quattro mesi)». Risultati di segno positivo invece per l’export dei prodotti alimentari trasformati (+1,3% ad aprile, +7,1% nel quadrimestre).

 «Ci preoccupa il dato delle vendite agricole, con le aziende che non riescono a preservare le loro quote di mercato all’estero – afferma Confagricoltura -. E’ necessario sostenere l’attività di internazionalizzazione delle imprese agroalimentari italiane, in particolare di quelle che, seppure strutturate per l’estero, non riescono a farlo individualmente; occorre poi promuovere di più i nostri prodotti ‘primari’, nell’ottica di rafforzarne la presenza sui mercati internazionali». Poi, per quanto riguarda il Decreto Sviluppo, varato ieri dal Governo Monti, attraverso Nicola Motolese, presidente dei giovani di Confagricoltura, commenta: «Nella vendita degli asset pubblici occorre iniziare dai beni demaniali dando la priorità d’acquisto agli imprenditori under 40». Perché – prosegue Montolese – «O si lavora sistematicamente o il gap socio-economico nazionale è destinato ad allargarsi»; e  aggiunge che «è fondamentale sostenere l’assunzione dei giovani, ma nello stesso tempo va realmente favorito lo start-up delle imprese». Perciò «occorre stimolare la solidarietà intergenerazionale, ma anche l’aggregazione tra aziende; è importante semplificare l’accesso al credito e valorizzare per davvero il progetto e l’idea imprenditoriale». Quindi, conclude il presidente dei giovani di Confagricoltura, «va annullata la distanza tra il mondo della scuola e quello delle imprese e nel far questo non si può trascurare lo sviluppo della cultura d’impresa, né ignorare quelle imprese di giovani che già esistono e cercano di andare avanti nonostante la crisi e gli innumerevoli ostacoli».

 

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