Aldo Cazzullo: l’Italia, patria del bello e della fantasia

Dopo il successo del suo libro sul Risorgimento e sulla Resistenza italiana, Aldo Cazzullo torna a parlare della nostra nazione con la sua inchiesta: “L’Italia s’è ridesta”, un lavoro incredibilmente intenso in cui descrive in un linguaggio che incorpora in sé tutti i dialetti d’Italia i pro e i contro del nostro stivale. Un viaggio attraverso il nostro Paese che, nonostante tutto, resiste e rinasce!

Come è nato questo nuovo progetto d’inchiesta sul nostro Paese?

Durante quest’anno ho fatto oltre 100 presentazioni di “Viva l’Italia” da cui sono poi nate anche moltissime rappresentazioni teatrali, in più per il Corriere ho viaggiato lungo tutto lo stivale per fare uno studio sul nostro Paese. Alla fine dei miei due viaggi è nato questo lavoro d’inchiesta. Ero partito con l’idea di raccontare l’Italia della crisi, ma poi durante il mio percorso ho avuto l’impressione che l’Italia è ancora, nonostante tutto, un Paese positivo. Città per città ho avvertito un risveglio in corso. Ecco che nel mio lavoro non ho quindi potuto fare a meno di segnalare la possibilità di riscatto che sicuramente c’è. Ci troviamo catapultati in questo mondo globale, che per noi non è affatto una sciagura, ma un’immensa opportunità!

Quindi lei crede che si possa trarre vantaggio dalla globalizzazione?

Ma certo! Proprio perché oramai il mondo propone in ogni suo angolo le stesse cose, ecco che cresce la domanda di unicità. Nel mondo cresce cioè la domanda di Italia. Noi, nonostante la globalizzazione, restiamo un esempio da seguire. Il mondo è pieno di persone che vorrebbero vivere come noi. All’estero vedono la nostra nazione come la patria della fantasia, della creatività, del gusto per il bello e per l’arte. Sono fermamente convinto che gli stranieri vedano l’Italia come un’immensa Napoli: città del mare, dell’accoglienza, della cultura… Quindi, l’occasione di sviluppo, che solo il mondo globale ci dà, è soprattutto fondamentale per il Sud.

Lei crede che in Italia potremmo vivere solo di turismo?

Se chiariamo cosa voglia dire la parola “turismo”, beh, credo di sì. Turismo non vuol dire solo cuochi e camerieri, non indica solo “il visitare”, ma soprattutto “l’investire”.

Il turismo ha bisogno di chi faccia studi sui territori, di banchieri, attori. C’è un mondo che si può far crescere: eravamo il primo Paese al mondo per il turismo, ora siamo quinti e dobbiamo assolutamente tornare primi. Nessuna nazione ha città come le nostre, dobbiamo farle diventare le nostre armi vincenti! Io sono un po’ stanco di sentire che i giovani hanno meno dei padri e meno dei nonni. Alle volte bisognerebbe ricordare che i nostri nonni hanno combattuto la guerra, sono morti a causa di malattie che ora si curano con un semplice antibiotico, i nostri padri hanno raccolto un Paese distrutto lavorando alle catene di montaggio. Io sono certo che abbiamo un grande avvenire davanti. L’identità italiana esiste, anche se siamo diversi. Il mio libro serve proprio a ricordarci chi siamo. Con i festeggiamenti per i 150 anni abbiamo capito che amiamo l’Italia; ora dobbiamo imparare a crederci!

Lei sostiene, quindi, che c’è una grandissima identità italiana anche al di fuori della “solita nazionale di calcio” che ci tiene tutti uniti durante i mondiali?

Sì, ma le dirò di più! Possiamo utilizzare proprio le evoluzioni che ci sono state nel mondo del calcio per testare la concretezza delle mie affermazioni. Premettendo che il calcio è una cosa seria, le vorrei ricordare la famosissima partita di Italia – Germania dei mondiali del 1970. Durante l’Inno di Mameli, il telecronista Nando Martellini continuò a parlare e nessuno dei giocatori italiani cantò l’inno. La colpa non fu di nessuno: nello spirito del tempo l’inno non era considerato una cosa importante. Adesso invece lo è e questa non è retorica, non è destra… bensì è una cosa che ci onora tutti. A mio avviso è il risultato di un grandissimo lavoro di unità nazionale che hanno fatto Ciampi prima e Napolitano dopo.

Nonostante la sua visione incredibilmente ottimistica, c’è da dire che ci sono grandissimi problemi da risolvere al più presto: Pompei ad esempio…

Il modo in cui è gestita Pompei è un vero scandalo. Mi sono soffermato a lungo ad analizzare e confrontare gli scavi di Ercolano e di Pompei: così vicini eppure così diversi. Pompei è una vergogna, Ercolano invece è un gioiellino. Bill Gates diceva: «Se avessi avuto gli Uffizi avrei fatto molti soldi in più». Era una battuta, ma fino a un certo punto. Ciò che più mi rattrista poi è che sta passando l’idea che studiare non serva a niente. Questo è sbagliato: bisogna competere a livello mondiale e per farlo bisogna studiare di più! Napoli e dintorni dovrebbero essere mete turistiche dodici mesi l’anno! Ogni sera dovrebbero proporre Eduardo almeno in uno dei tanti teatri della città, ogni giorno in un cinema dovrebbero proiettare Totò e dovrebbe sempre esserci un ristorante dove si possa ascoltare la vera musica napoletana! La città è piena di artisti, i meridionali sono capaci di qualsiasi cosa!

Dalle sue parole adesso, così come anche nel suo libro, è impossibile non avvertire il suo amore spassionato per la capitale partenopea, sbaglio?

E’ vero: io amo molto Napoli, ma c’è da dire che ne conosco anche la durezza. Napoli è tra le città più accoglienti al mondo, ma può anche respingere. Io mi sono sentito respinto quando ho scritto: “ Viva l’Italia!”. Mi aspettavo infatti reazioni negative dal Nord e dalla Lega (e le ho avute), ma ce ne sono state soprattutto al Sud. Esiste nei napoletani e nei meridionali in genere, un forte rancore nei confronti del Nord. La colpa dei nostri mali è sempre di altri italiani, mai nostra e questo è un discorso controproducente. Pensare all’Italia dividendola tra Nord e Sud è un’idea che non dovrebbe nemmeno esistere: dalla crisi si esce tutti insieme, inutile continuare a incolparsi a vicenda.

Anche all’Aquila e in Emilia ci sono parecchie questioni in sospeso…

All’Aquila sono stati illusi: all’inizio sembrava che l’avessero già ricostruita, invece erano solo stati costruiti dei prefabbricati e montate delle tende. Non ho condiviso affatto quanto hanno detto sugli emiliani, dicendo che questi ultimi hanno reagito meglio al sisma. Anche gli aquilani sono persone capaci e caparbie, inoltre ritengo stupidi e inutili questi confronti. Durante una visita alle tendopoli dell’Aquila per di più, mi ha colpito molto una scritta: “Dateci tempo e ricostruiremo tutto”.

Siamo agli sgoccioli per le elezioni negli USA, qual è la sua opinione riguardo agli ultimi sviluppi?

 Sono in partenza per gli Stati Uniti e sono molto curioso di ciò che accadrà. Ovviamente sostengo senza dubbio Obama, in quanto Romney ha una politica fiscale iniqua. Inoltre l’America è una nazione in cui solo l’1 per cento per cento della popolazione ha più di un terzo della ricchezza: c’è una classe media che si sta impoverendo e una classe povera che vive come fosse in un Paese del terzo mondo. Spero quindi che Obama, come ha fatto finora, porti avanti un progetto di riforma sanitaria coraggioso. Mi auguro che ce la faccia a essere rieletto: è molto dura; in questo momento i due candidati sono molto vicini. Si capirà negli ultimi giorni come andranno le cose. Staremo a vedere…

 

Maria Rosaria Piscitelli 

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