Raffaele Morelli: La saggezza dell’anima, recensione

raffaele-morelli-la-saggezza-dell-anima-recensioneLeggendo il libro La saggezza dell’anima di Raffaele Morelli (Mondadori) mi è venuta in mente la novella di Luigi Pirandello Ciaula scopre la Luna, il cui protagonista è un caruso, Ciaula, che lavora nelle miniere siciliane e che, a causa di un trauma, ha paura del buio della notte ma una sera, al calar delle tenebre, costretto a lavorare fino a tardi, esce e vede per la prima volta la Luna, astro luminoso che splende nei cieli. Il garzone si commuove sino alle lacrime. Ho decontestualizzato l’illuminante novella di Pirandello, immaginando il Ciaula dei giorni nostri, che in un angolo oscuro della sua casa cittadina è in preda all’ansia generalizzata, agli attacchi di panico e ai pensieri ossessivi perché si sente schiacciato da quella maschera che cela la sua vera essenza. E proprio del contrasto tra maschere e volti si occupa Raffaele Morelli ne La saggezza dell’anima. Quello che ci rende unici, libro ispirato dai principi del Taoismo. Riscoprire la nostra natura, celata da anni di conformismo catalogante, dovrebbe essere il nostro principale obiettivo, perché, sostiene lo psichiatra, in ciascuno di noi esiste un musicista, uno scrittore, un pittore, uno chef, un cantante, uno scultore. Le immagini archetipe, secondo Morelli, ci permettono di superare i disagi. Paure, ansie, panico, tristezza, gelosia, invidia sono nostri compagni e ci vogliono dire qualcosa… suggerirci magari di seguire percorsi inesplorati; quindi essi vanno osservati e non giudicati. Raffaele Morelli nel libro, uscito a ottobre del 2014, si rivolge anche agli psichiatri e agli psicoanalisti che cercano per anni le cause dei mali dei loro pazienti. Le parole sono inutili e creano altra sofferenza; l’anima sa tutto e comunicherebbe sempre con noi se solo le concedessimo lo spazio per lasciarla parlare. “(…) Non sono le cause esterne che ci fanno ammalare dentro. Sì, ci sono dolori che ci toccano, che ci feriscono, che ci annichiliscono (…) Sono i dolori della vita: guai ad attaccarsi a loro, a trasformarli in alibi per vivere da vittime, per cercare la commiserazione degli altri. Il dolore ci chiama e noi dobbiamo affrontarlo nudi, senza ragionamenti, senza pensieri, senza rimpianti (…)”. Proprio come fece Ciaula, che costretto a uscire allo scoperto capì che anche nella notte più cupa c’è sempre la luce, anche noi possiamo decidere di percorrere il sentiero che ci conduce alla nostra patria, cioè l’anima, alla quale si “accede senza passaporto”  e solo attraverso “immagini antiche”. Questo ci insegna Raffaele Morelli ne La saggezza dell’anima, un libro che, suddiviso in 12 brevi capitoli e con un linguaggio accessibile, nonostante la materia trattata, ha allargato i miei orizzonti.

Voto: [usr 4]

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