Mafia Capitale, intervista a Giampiero Calapà

Mafia Capitale Gianpiero CalapàIl 2 dicembre 2014 vengono arrestate a Roma, dopo un’indagine dei Ros durata tre anni, 37 persone, tra cui Massimo Carminati, il “Re di Roma”, accusato di essere a capo di un’organizzazione criminale denominata poi dai magistrati “Mafia Capitale”. A poco meno di due mesi dalla scoperta di questa “mafia nuova”, Giampiero Calapà, giornalista de “Il Fatto Quotidiano”, pubblica un libro che cerca di mettere ordine tra tutti i fatti accaduti dal momento in cui viene a galla l’esistenza nella Capitale di una mafia “originaria e originale”, come l’ha definita il procuratore capo della Repubblica di Roma Giuseppe Pignatone. “Mafia Capitale”, edito da La Nuova Frontiera, è un agile strumento per comprendere quanto avvenuto fino ad ora e rivela senza retorica ma attraverso le carte ufficiali dell’inchiesta come Roma si trovi (da sempre?) sotto il tiro incrociato e gli interessi delle più importanti cosche mafiose d’Italia. Ne abbiamo parlato insieme all’autore.

Calapà, quando e perché ha sentito il bisogno di pubblicare un libro come questo a poco più di un mese dai fatti?

L’idea del libro nasce un anno prima, quando con la casa editrice La Nuova Frontiera avevamo in mente di affrontare il tema delle infiltrazioni mafiose a Roma e nel Lazio, a causa della peculiarità di questo territorio. È un caso più unico che raro, infatti, che qui ci sia una compresenza, in un sistema di pax mafiosa, di diverse organizzazioni criminali, individuando poi in questo progetto una strada simbolica come la Via Pontina, che collega il Sud alla Capitale e attraverso la quale si passa nei pressi di città come Pomezia, Latina o Fondi, dove l’infiltrazione delle varie mafie è pesante e condiziona la vita delle persone. Abbiamo poi rimandato l’uscita per alcuni problemi fino a quando siamo arrivati al 2 dicembre (giorno in cui prende avvio la vicenda, ndr). Lorenzo Ribaldi, il direttore editoriale, mi ha chiamato e abbiamo deciso che c’erano gli elementi per poter pubblicare un Instant-Book con tutte le notizie di cronaca uscite in quei giorni.

Il testo descrive minuziosamente le attività criminali, tra i tanti, anche dei due protagonisti della vicenda, ossia Massimo Carminati e Salvatore Buzzi. Lei che idea si è fatto di questi due personaggi?

Hanno molti punti in comune. Intanto una forte appartenenza politica, anche se a schieramenti opposti. Carminati ha una storia che viene dall’estremismo (anche eversivo) di destra. Buzzi invece, durante i suoi anni in carcere, è passato dall’essere un omicida detenuto a un uomo con una grande sensibilità politica che lo ha poi portato a lambire il mondo della sinistra romana, con una cooperativa che si occupava di attività meritevoli. Il punto è come lo faceva. Infatti potrebbe essere stato questo, il vero motore propulsore economico di Mafia Capitale.

In una sua recente intervista ha parlato di “nuova mafia”. Ci spiega cosa intende?

La scoperta di un’organizzazione criminale con tutte le caratteristiche che servono per poterla definire “mafiosa”, che prima non si conosceva. Nella fattispecie, quella che poi verrà denominata dai magistrati “Mafia Capitale”.

Gianpiero CalapàQuello che sta succedendo a Roma è un fenomeno trasversale in cui tutti, a destra e a sinistra, hanno colpe. Secondo lei chi ha commesso il peccato originale?

Secondo i magistrati e gli inquirenti, è evidente che gli affari di Mafia Capitale prendono il volo durante l’amministrazione di Gianni Alemanno, ex sindaco di Roma indagato per associazione di tipo mafioso. È chiaro che questo non è stato il peccato originale, ma il momento in cui Mafia Capitale diventa quello che è stato fino al 2 dicembre.

Secondo lei è giusto fare un accostamento tra Mafia Capitale e Tangentopoli?

No. Secondo me è più appropriato farlo tra Mafia Capitale e Cosa Nostra, o le ‘ndrine calabresi. O comunque con i fatti mafiosi emersi in quei territori, legati all’attività politica. Tangentopoli deriva da un’altra storia.

Crede che Roma sia diventata una capitale mafiosa o in qualche modo lo è sempre stata?

Roma lo è da almeno venti o trent’anni. L’elemento originale è stato la scoperta recente di questa mafia nuova. Ma che la presenza della ‘Ndrangheta o dei Santapaola di Cosa Nostra nella Capitale ci fosse da decenni è storia e non si può negare. Michele Senese, che nel libro viene raccontato come personaggio di spicco della Camorra (adesso anche lui al 41bis), negli anni ’70 e ’80 faceva la guerra alla Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo anche a Roma, vincendo quella partita. Nella Capitale, insomma, le mafie ci sono da un bel po’ ed è una storia radicata.

Paolo Gresta

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