L’età della saggezza nell’era digitale

copertina_libro_invecchiare_3:copertina_mafia_milano.qxd.qxdPunti di vista provvisori per mostrare un paesaggio”. L’avvertenza è ben evidenziata nella premessa dell’agile libro di Silvana Buzzo Patucchi, L’età della saggezza nell’era digitale – e se fossero gli anni più belli? (Francesco Brioschi Editore). Quello che – alla fine dell’interessante lettura, a tratti amaramente rivelatrice per chi ha vissuto sulla propria pelle l’ultima fase di vita di qualche congiunto – non ci convince è il sottotitolo. Chiaramente una provocazione, lo si capisce affrontando i cinque capitoli in cui è suddiviso l’ironico ma non superficiale “manuale di sopravvivenza” per l’anziano in epoca digitale. Il testo, infatti, snocciola, con grande competenza e contributi statisticamente e scientificamente validi, le problematiche di chi sta per giungere in quella fascia di età che segna forse l’unico rito di passaggio rimasto oggi in quella società che Bauman, genialmente, definì “liquida”, priva di quei punti di riferimento validi fino a qualche decennio fa. Dalla famiglia tradizionale ormai scomparsa insieme ai suoi riti, alle nuove frontiere della multiculturalità, a cui necessariamente aprire la porta della propria “nuova vita” di anziano bisognoso di cure e compagnia, il libro ci porta in quella fase “di mezzo”, quella generazione sandwich con un piede nella giovinezza e l’altro che punta decisamente verso la condizione di young-old. Con un’illuminante definizione che distingue i “nativi digitali” dagli “immigrati digitali” (i nati dopo il 1996 da tutti quelli prima), il testo di Patucchi affronta tutte le problematiche della vecchiaia nell’era che, teoricamente, in qualche caso riuscendoci, potrebbe essere di grande aiuto per chi, impossibilitato ormai a godere dei benefici di un’età più giovane, potrebbe se non altro giovarsi dei vantaggi della tecnologia. Come invecchiare, dove e con chi? I grandi interrogativi vengono trattati con un realismo ottimista. Famiglie sostanziali e non più tradizionali, domotica, città age friendly (progetto da cui le città italiane si guardano bene dal partecipare), fino alle ultime diavolerie tecnologiche, quasi fantascientifiche. Tutto è ben spiegato, concettualmente. Resta poi da fare i conti con la realtà di tanti, tantissimi, troppi anziani che, almeno nel nostro Paese (da qui le perplessità di cui sopra), sono alle prese con condizioni economiche ai limiti dell’indigenza, impossibilitati a garantirsi una pur minima, decente, assistenza. Silvana Buzzo Patucchi, ben consapevole della dura realtà che stride con le pur continue novità tecnologiche studiate per alleviare le fatiche della vecchiaia, afferma che questa non si improvvisa, ma che “si costruisce da sola, quando pensiamo e facciamo altro, mentre scorre la vita. Sedimenta, come le Dolomiti”. Se non gli anni più belli, almeno interessanti e decenti, questo è auspicabile. Fino a che punto vale invecchiare? Un dibattito che resta aperto e che comprende, nel suo evolversi, innumerevoli punti di vista, dai più sereni a quelli più drastici. Citando un personaggio di Baricco, l’autrice ci suggerisce che “il bello della vita è sempre un segreto” e che invecchiare è un privilegio che non a tutti è concesso e allora ci invita ad ascoltare il celebre e bellissimo brano di Violeta Parra, “Gracias a la vida”. Naturalmente, su YouTube! Un libro che offre uno sguardo speranzoso sul futuro.

Voto: [usr 3]

Paolo Leone

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