L’accessorio dei ‘40

Maria Montez, attrice molto in voga negli anni '40

…Donne, anni ’40, accessori, uomini, trasparenze, maschere, apparenze. All’improvviso mi sento strano, un capogiro. Un uomo in doppiopetto con un completo chiaro, camicia bianca e cravatta nera, di moda in questo periodo, in posa davanti ad una favolosa specchiera. Credo, avesse origine barocca, in legno, con argento foglia applicato a mano. Eccomi lì, pallido, a sistemarmi il nodo della mia nuova cravatta. Oggi è festa giù in paese. Data che non credo l’Italia dimenticherà mai, aspetta ma che giorno è oggi? Il primo gennaio 1948; oggi è entrata in vigore la nuova Costituzione della Repubblica Italiana. Così i grandi cittadini hanno deciso, secondo me solo una scusante per far baldoria, di festeggiare questa data di cui l’Italia ne andrà fiera, mi auguro! “Sì tesoro, arrivo!” urla mia madre. E’ da venti minuti che l’aspetto e Lei ancora pensa a sistemare le stoviglie. Ora salgo e mi consolo con una magica sigaretta, almeno mi toglie la tensione, spero. Penso. Io figlio di mia madre. L’uomo figlio delle donne. Sì. L’uomo, come la donna, ha fatto grandi cose. Sì è vero noi senza ella non saremo nati, quindi nulla, senza la Mamma. Ma senza l’uomo? L’uomo è una figura importante, Lui prende cura. Senza il sorriso di quell’uomo la donna potrebbe provare quel mancato fiato alla gola? A mio parere, lo sguardo dell’uomo diventa speciale per una donna, la rende Lei, la rende viva. Lei balla per lui, lei sorride per lui, piange, arrossisce e si innervosisce per Lui. Insomma tutti pronti a proteggere le donne, ma a Lui chi ci pensa? Se io dovessi proiettare l’uomo e la donna nel mio enorme armadio mentale, Lei diventerebbe quel morbido vestito di chiffon, color carne, esprimendo con la sua trasparenza apparentemente seducente quanto esso è ingenuo, speciale. Lui sarebbe quell’accessorio elegantemente capace di rendere un vestito più puro, più sicuro, più Unico. Ecco secondo voi quanta importanza può avere un accessorio? Le risposte soggettive possono essere molteplici ma la sicurezza del contenuto è una. Ricordate il discorso fatto nello scorso articolo sull’apparenza? Ecco l’accessorio indossa una maschera molto povera per l’importanza che esso ha e dà alle cose, tutte. Credo che l’accessorio sia in grado di fare la differenza sul trash. “CRIIIIIIIICOOOOOOOOOOO”… una voce pesante, ovviamente femminile, che grida. Ops torno alla realtà e mi accorgo di essermi seduto sulla poltrona di quel gatto, che mia nonna tanto adora, intanto mia madre mi si presenta davanti come d’incanto. Bellissima vestita di Vergine. Caponeggiava Dior. Lui puntava sulla perfezione puntigliosa ed esclusiva del taglio, e su una linea che modellava il corpo femminile, tornando alle spalle morbide, alla vita di vespa, alle gonne lunghe. Seno in evidenza, fianchi tondi, gonna immensa, l’abito di Dior era falsamente naturale, ma nascondeva sotto il tessuto pregiato imbottiture e rinforzi. Amante del bianco e nero, prediligeva per gli abiti da giorno linee più caste, mentre per quelli da sera, scollature profonde e metri di tulle. L’aspetto ultrafemminile delle creazioni di Dior era accentuato anche dai dettagli. Obbligatori guanti, scarpe col tacco e cappelli. Infatti con quel cappello mia madre è meravigliosa. Gli anni ’40 sono gli anni in cui gli anelli, assieme alle spille sono gli accessori prediletti. I grandi anelli cocktail venivano indossati in ogni momento della giornata, anche sui guanti. Ecco, mentre immagino e apprezzo una donna come sempre il suo pungiglione, la voce, è pronto a pungerti sulle orecchie. “Aggiustami la collana, siamo in ritardo!”. Penso: NON SONO UN APPENDI COLLANE, NO, STOP. “ Si,mammina subito!” Io. Mentre lei si infilava gli orecchini con cammeo, tipici in questo periodo del dopoguerra, con decori di perle e rose in pasta di corallo, realizzate a mano, Io aggancio quel maledetto ferretto della collana, completamente uguale agli orecchini, un po’ più usata, forse. Indossati i mantelli, usciamo di casa! Quella degli anni ’40 è la decade del secondo conflitto mondiale, prima e della ricostruzione poi. Fortunatamente io sono nato Poi. Annuso la mia annata, mentre passeggio con la mia Donna, mamma, osservo. Noto che le donne sono divise in due fronti. Il marciapiede diventava per Loro una passerella e a me piacciono molto le sfilate. A destra primeggiano le donne eleganti che dissimulano con fodere di tessuto a fantasia e le più ricche si riconoscono dagli astucci di cuoio o satin, il contrario portano sacche. Compaiono, anche, Elle che indossano mantelli con cappuccio, abiti in montone e vesti di speciali tessuti impermeabilizzati. Da circa 2 anni, credo, si vedevano solo gonne al ginocchio, spalle quadrate con tessuti modesti. In America le signore, non avendo nylon per le calze, si facevano dipingere la riga dietro alle gambe, racconto di mia Zia Mathilde. A sinistra fiorisce, invece, una vasta pubblicistica di pin up, le cui immagini dovevano servire a sollevare il morale dei giovani militari. Ebbene io, sorrisino sul viso, mano in tasca e testa eretta mi trovo nel centro della strada. Ricordo che un grande amico di mio padre, strano, mi diede un insegnamento che mi è servito molto in questi anni Grigi, quale: “NON PROFESSARE MAI LA TUA IDENTITA’ SESSUALE,RELIGIOSA E POLITICA PERCHE’ SOLO GLI STUPIDI NON CAMBIANO IDEA!”. E così feci. Ehilà! Mi sono perso come sempre nei miei pensieri e così ora non trovo mia madre, uffà in quale verso è andata: dalle Signore Donne o dalle Donne amanti della Vita? No eccola lì, Lei non si schiera mai, Lei è Mamma, è moglie ed è una donna che Ama ciò che crea. Con gusto devo dire. “Ho comprato un giornale, so che a te piace leggere, vero?” Noto che non è un giornale qualsiasi, è Vogue! Rivista di moda nata pochi anni prima, credo che mia madre l’ha comprato immaginando di essere lei in quel giornale. Si qui tutte impazzirebbero per uno Scatto. Io invece penso ai miei anni come decennio del rock ‘n roll,e non solo. E ora …”ba? ba? Baciami, piccina, con la bo? bo? bocca piccolina dammi tan tan tanti bac…” “Toc toc” “toc toc” Qualcuno bussa di là. Apro gli occhi, disteso sul letto. Capisco che mi sono addormentato mentre scrivevo, o meglio prima di scrivere. Credo di aver sognato un uomo, magari Io da grande. Come quell’uomo che quando eri piccolino sognavi di diventare. Poi ti accorgi che i sogni sono reali solo mentre dormi, per cui quello stesso uomo, da sveglio, lo guardi in modo diverso, con aspettative diverse. Capisci, così, che sei migliore di quello che volevi essere. Il computer ancora canta la canzone di Alberto Rabagliati; maledetto Youtube! Intanto cerco di svegliarmi chiedendomi a quale annata risale questa canzone? “Mah”. “O mio Dio la porta!”

Crico

Commenti

commenti

Lascia un commento

Torna in alto