La paura non esiste, ecco come superarla e vincerla

gattonareRitorna un po’ bambino – Per capire chi siamo e come ci relazioniamo con noi stessi e con gli altri, basta osservare il comportamento di un bambino piccolo; la sua unica necessità – oltre ai bisogni di primaria importanza per la sua vita – è quella di conoscere, di scoprire, di fare cose nuove, di progredire, insomma di svilupparsi; il tutto senza nessuna forma di paura e senza nessun condizionamento, ma nella totale consapevolezza di seguire un suo istinto naturale. Inizia a gattonare, poi senza nessun indicazione si mette in piedi: inizialmente con qualche aiuto infine da solo; e questo senza preoccuparsi delle conseguenze ma con quella sana incoscienza che serve nella vita. Col passare degli anni il bambino diventa uomo, ma nella crescita gli capita qualcosa che ahimé succede un po’ a tutti noi; perde il contatto con la sua essenza. Inizia a insinuarsi nella sua mente qualcosa che prima non conosceva: la paura; assorbe informazioni dall’ambiente, dai familiari e da tutte le persone più vicine a lui non sempre motivanti; e questo lo porta a credere di non poter inseguire e realizzare i propri sogni. Dice di essere realista. Quando cresciamo, crediamo di diventare molto più forti. Al contrario sviluppiamo paure autolimitanti che condizioneranno la nostra vita e la nostra felicità. Ma che cosa è la paura? Fondamentalmente nulla se non un termine per definire qualcosa che non si conosce. Sì, avete capito, solo qualcosa che non si conosce. La paura non è reale, è solo una sensazione che avvertiamo nel corpo a causa di impulsi provenienti dal nostro cervello; il tutto semplicemente perché con il tempo abbiamo scambiato quello che non si conosce come un nostro nemico. Quello che è veramente reale è il pericolo, che si può combattere o evitare allontanandosene, ma la paura nasce nella nostra mente, creando radici profonde nel nostro cervello e impedendoci di realizzarci.

Tecniche per superare la paurafelicitaPer vincere una sfida, come è quella della paura, bisogna guardarla in faccia; per fare questo basta chiedersi: ma di cosa ho paura? Cosa mi spinge ad aver paura? Da chi o da cosa ho appreso queste paure? Era attendibile la persona da cui ho appreso la paura? Le risposte a queste domande sono i riferimenti dei vostri timori, cioè i motivi che li fanno stare in piedi e vostro compito è quello di abbatterli. Molto spesso ci si racconta una storia e si finisce per credere a quella storia, tuttavia il più delle volte (se non sempre) non è la vostra storia piuttosto è quella degli altri. Secondo passaggio è pensare ai momenti migliori per voi, quelli che vi hanno fatto sentire forti e vivi, e anche in questo caso chiedetevi: Cosa mi rendeva forte e sicuro? Cosa mi ha spinto a raggiungere lo scopo? Cosa ho pensato e creato nella mia mente in quel momento? Le risposte a queste domande sono i riferimenti delle vostre credenze stimolanti e compito vostro è rafforzarle e utilizzarle nelle situazioni dove vi sentite più vulnerabili. Quando sopraggiungono momenti difficili e le vostre paure hanno preso possesso della vostra mente, fermatevi e trovate un posto dove sedervi e calmarvi; chiudete gli occhi e iniziate a respirare lentamente, dopo alcuni secondi dite al vostro corpo di calmarsi e ripetetelo dolcemente almeno una ventina di volte; quando vi sentite più sereni pensate a un momento importante per voi e provate tutte le sensazioni di quello stesso giorno, rivivetelo in maniera intensa e ripensate al piacere provato. Quando avrete raggiunto il giusto stato di fiducia, collocatevi sempre con gli occhi chiusi nella situazione per voi difficile e notate se il vostro stato d’animo è quello di prima. Rifatelo diverse volte in modo da collegare neurologicamente questa sensazione piacevole alla situazione difficile per non provare più disagio. Tutte le nostre decisioni sono frutto di emozioni e se impariamo a gestirle e non a farci gestire possiamo migliorare la nostra vita. Ricordate i bambini; loro associano la felicità al muoversi, giocare… scoprire e per questo fanno progressi a velocità supersonica, mentre associano dolore nello stare fermi e senza far niente. Con il tempo cambiamo le associazioni e questo li rende spesso scontenti e sempre insoddisfatti. Allora, decidete adesso di allontanare la paura; tutto ciò vi causerà molto dolore all’inizio, che però si placherà fino a scomparire. In quel preciso istante ricomincerete a vivere. Al contrario evitare di provare dolore iniziale, come una delusione o un fallimento, potrebbe produrre un piacere momentaneo e un costante malessere che vi impedirà di provare la gioia di fare ciò che amate.

Carmine Caso

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