La mente colorata degli anni ’70

Mente duttile e creativa, il pensiero e l’azione sono rapidissimi, all’insegna della perspicacia, piace la varietà, ed è capace di occuparsi di mille cose assieme, è guidato da un’incrollabile fiducia nelle proprie possibilità. Voglia di primeggiare in tutto, con una gran capacità di imporsi, può tentare imprese inedite con molte possibilità di successo. Artista “solo” e incline agli affari, porta avanti i progetti con creatività ed entusiasmo. Ha uno spiccato senso dell’amicizia, è sensuale, passionale e possessivo e ciò gli permette di ottenere molte gratificazioni in amore. Sagittario. Oggi credo molto nell’oroscopo, sarà anche colpa del mio amico romanticamente amante delle stelle, uniche amiche a meritar fiducia, a parer suo. Chissà se anche per gli anni le stelle conservano il loro giudizio. Beh questo è il periodo dei Flower power che italianizzato vuol dire il potere dei fiori, noi figli dei fiori del ’70. Questa è un’annata molto particolare; infatti vite e modi di fare che si differenziano tra i nati della prima decade e quelli nati dopo la metà dell’anno. Sono seduto su una panchina, in piazza, aspetto i miei amici per festeggiare l’arrivo del sabato e l’inaugurazione di una disco music. Ancora non sappiamo bene cosa sia. È da un po’ che in televisione gira questo fenomeno, cioè delle stanze colorate con casse enormi dove all’interno c’e’ la possibilità di ballare la musica e conoscerla. La televisione in questo periodo prende molto potere infatti le notizie non c’è bisogno più di leggerle. Eccoli, sono arrivati, andiamo. Amici, musica, droga, pazzia e tanti fiori. Le ragazze in questo periodo si vestono di fiori colorati. Non ho mai capito infatti come l’essenza e il significato del colore fiore può descrivere una gioventù che di libero e puro ha solo il profumo. Una fila immensa,sembriamo tanti robot allegri,tutti pronti a tuffarci nel buco nero della notte. Splash dopo un cicchetto di ecstasy mi ritrovo in un mondo a pois. Donne e uomini, uomini e uomini, donne e donne, sembra stare nel paradiso del diavolo, stranamente mi sentivo anche amico suo. Osservavo quella situazione per trovare la persona giusta che potesse capirmi. La luce mi ingannava la vista. Credo di sentirmi nel carillon di Anastacia. La stanza girava, la musica cantava,il mio corpo si muove,le mie mani in aria, la mente era stata curata da ogni male. I miei dubbi diventarono la mia forza e i miei attributi la mia mente. Non conoscevo nessuno,o meglio l’effetto della luce ci rendeva tutti uguali, tutti con il viso rivolto alla magica sfera che ci permetteva di viaggiare intorno al mondo gratis. Purtroppo sono un tipo che ama viaggiare. Gli anni Settanta, questi, sono anni caratterizzati dai colori e dalle stampe, troviamo appariscenti disegni geometrici multicolor, fiori enormi oppure piccoli, piccoli e grandi sono anche i cerchi e le linee intrecciate deformate con colore, colore, tantissimo colore. Queste stampe si posavano su tutto: gonne, camice, i miniabiti, vestiti, pantaloni, foulard, le linee curve nella seconda metà del decennio cominciarono a diventare più geometrici con stampe con rettangoli, quadrati, greche, losanghe e linee diagonali. I miei pantaloni sono a vita alta e a zampa. Le scarpe in voga negli anni ’70 erano abbastanza comode, la calzatura cult era lo zoccolo. Poi nel corso degli anni il tacco si cominciò ad alzare assumendo una forma cubica, poi iniziò anche a restringersi un po’ ma si era molto lontani dal tacco a spillo. Poi questa struttura massiccia cominciò ad essere alleggerita nella parte bassa e presero vita i tacchi tamburati. Anche gli stivali cominciarono a prendere piede, dapprima avevamo modelli stringati e alti da indossare con le mini gonne, poi gli stivali subirono le stesse trasformazioni delle scarpe e assunsero anche forme molto particolari. Secondo l’enciclopedica mente di mia madre i  cappelli che erano di moda nei primi anni ’70 erano i cappellini bon ton per signora, successivamente si passo a modelli colorati ed esagerati e parallelamente anche alle cuffiette, dopo, quindi ora per me. 1976 sta diventando un must la bandana tra i capelli e il mitico cappellino “da baseball” con visiera lunga. La cuffietta venne poi declinata in tante varianti: elasticizzato (soprattutto in color oro) e poi in lana. Se negli anni passati i protagonisti furono il continuo cambiamento degli armadi e la continua lotta della gonna possiamo mettere sul podio in questo Drogato periodo degli anni ‘70 l’incancellabile Fanale Ray Ban. Gli occhiali da sole e da vista sono elementi che più rappresentano questo magico decennio. Gli occhiali anni ’70 erano i fanali, occhiali grandi che andavano ben oltre il viso, con montature spesse, poi nel secondo decennio,sempre il mio, diventano più affusolati e sottili. Vi dico solo due cose: il mitico Elton John di Crocodile Rock e il marchio Ray Ban. Ops ho perso i miei occhiali, c’è il sole ed io mi sento gli occhi pesanti da quella luce fastidiosamente calda che mi scotta sulle guance. Mi rendo di nuovo conto di essere da solo,non doveva essere questo l’effetto desiderato. Euforico,il cuore in tachicardia, alzo lo sguardo,vicino a me vedo sedersi un bel signore,vecchio. Vestito pulito si accomoda. Sfondo tipico di un paese o meglio di una piccola frazione: io, lui, la panchina e tanta storia. Io profeta di finti ideali e schiavo dell’ozio, lui signor Modo,fedele alla tradizione.

“ La giovinezza è una condizione “ambigua”, transitoria, oscillante tra sfrenato egoismo e altruistico idealismo.” Le uniche parole dette da quel vecchio prima di essere osservato attentamente, io, per poi andarsene via, sdegnato, schifato di fronte alla sfacciataggine di ragazzi che stanno lì a farsi osservare come fenomeni incompiuti, problematici, privi di radici e incapaci di proiettarsi in un futuro costruttivo. Questa una giuventù ribelle tanto quanto inutile come una parola detta senza pensiero. Da lì Taaaak nella mia mente. Vestito di moda maschile quel Grande Uomo, gran contadino. Pulito e profumato di valori, tipico armadio di un Don dell’epoca. Se pur era riuscito a scalare la vetta della società lavorativa,lui il signor Modo aveva sicuramente fatto uso delle sue mani che senza parlare raccontavano una storia di vita sudata ma ben profumata. Il bruto si copre, l’arricchito e lo sciocco si addobbano, solo l’uomo elegante si veste. Così sentenziava Honoré de Balzac col suo piglio categorico. E sono d’accordo con lui. Penso. Ricordo l’ultimo pezzo ballato con Rebecah o Elena, non ricordo neanche questo. “Seven Seas of Rhye l’ultimo successo di un gruppo emergente internazionale i Queen, credo. Solo su una panchina non riesco a capire a quale mattina mi sono svegliato. Ricordo che quando ero piccolo distinguevo le stagioni dal magico canto di quelle sirene del cielo, le rondini. Alzo gli occhi e vedo un cielo blu, solo, solo come me. Aveva ragione l’oroscopo.

Crico

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2 commenti su “La mente colorata degli anni ’70”

  1. letto tutto d’un fiato, quasi a diventare paonazza, perchè è così che si legge qualcosa che prende, che affascina, che permette di essere catapultati negli anni descritti…sono questi i testi che mi piacciono…quelli che mi fanno distaccare dalla reale quotidianeità e mi trasportano in un altro mondo come in in sogno…poi come tutti i sogni…il brusco risveglio che lascia l’amaro in bocca ma insieme un sorriso spontaneo per averne comunque assaporato l’essenza…Complimenti a te!

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