Amal Basha, la storia della donna araba dell’anno

Amal BashaL’associazione libanese Takreem, che difende i diritti delle donne arabe, restituendo anche un’immagine di queste che non sia falsata da pregiudizi e stereotipi, ha deciso di insignire la yemenita Amal Basha, cinquantadue anni, del premio Donna dell’Anno.

Amal è nata a Taiz in Yemen. Si è sposata a sedici anni con l’uomo a cui i suoi genitori l’avevano promessa quando ne aveva solo otto. Il matrimonio, però, è finito presto e la giovane si è ritrovata con un bambino piccolo da crescere e gli studi da proseguire.

Ha frequentato l’Università di San’a, laureandosi in “Empirical Research and Women Studies” e ha ottenuto la borsa di studio per l’Università del Cairo, dove si è laureta in “Public Administration” al Nationa Institute for Administrative Sciences (NIAS). In seguito ha portato a termine con successo un Master in “International Development and Gender” alla University of Sussex (UK).

Negli anni Ottanta è iniziato il suo impegno a favore dei diritti delle donne, della democrazia, contro la tortura e i matrimoni combinati e per la causa nazionalista yemenita, che l’ha portato a intraprendere la carriera politica e a lavorare con le Nazioni Unite al “United Nations Development Programme (UNDP).

Oggi Amal è sposata con un avvocato e madre di tre figli. Ha fondato il “Sisters’ Arab Forum for Women Rights”, di cui è anche Presidente e a chi la accusa di essere filoccidentale risponde che chiunque può aiutarla nella sua lotta e che difendere l’identità culturale non vuol dire permettere delle palesi violazioni nella libertà personale.

Ha anche vinto numerosi premi, tra cui la “Golden Medal for Peace” durante la Guerra nel Golfo (1990), “Madre dell’Anno”. In particolar modo Amal Basha si oppone da sempre ai matrimoni combinati tra bambine e uomini adulti, ritenendoli dei veri e propri stupri. Come possiamo immaginare la sua vita non è affatto facile; l’attivista, infatti, si trova a dover fronteggiare minacce, intimidazioni e insulti. Nell’intervista rilasciata dopo la premiazione a Marrakesh, Amal ha ricordato l’origine della sua battaglia, la spinta che l’ha portata a diventare ciò che è oggi, facendola risalire alla sua infanzia, quando si immergeva totalmente nella lettura delle vite delle grandi donne yemenite.

Quella conoscenza ha fatto scattare qualcosa dentro di lei, rendendole più chiaro l’obiettivo e la via da seguire. La sua storia è emblema dell’importanza dell’istruzione e della conoscenza; Amal Basha ha realizzato se stessa, compreso il suo ruolo nel mondo attraverso la lettura e lo studio.

L’esistenza di questa attivista sembra quasi la concretizzazione delle parole di Malala, tralasciando gli anni di distanza tra le due.

Inoltre, dettaglio che non può essere tralasciato, Amal ha ritirato il premio dell’associazione Takreem indossando un abito yemenita, per provare ancora una volta che la sua non è una battaglia di “occidentalizzazione” e neppure un modo per calpestare l’identità dello Yemen o, comunque, araba.

Al contrario. Il messaggio evidente che questa coraggiosa donna lancia, attraverso le iniziative e l’impegno quotidiano per vedere rispettati i diritti fondamentali, è evidente: la libertà e l’istruzione non sono esclusiva di un genere o di un gruppo, ma “proprietà” dell’umanità intera e chiederne il rispetto non viola la tradizione, soprattutto se quest’ultima è incompatibile con i nuovi standard di vita o errata, bensì un modo per consentire a tutti di vivere la vita senza privazioni, appieno.

Amal Basha sente ben salde le radici che la legano allo Yemen, all’identità araba e non mira certo a reciderle, ma a dimostrare che si può essere arabi, musulmani e liberi, che non vi deve essere contraddizione tra Islam e democrazia, perché siamo tutti, prima di ogni altra cosa, uomini.

L’identità non si nega (a dire il vero non si può, o meglio, pur provandoci credo non ci si riesca mai del tutto. Del resto, perché negare ciò che si è?), però si può fare in modo che questa cammini accanto al buon senso, all’intelligenza e all’onestà intellettuale. Ciò che Amal Basha fa tutti i giorni.

Francesca Rossi

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