Olimpiadi di Rio, intervista a Diana Bacosi

Passione, spirito di sacrificio e soprattutto talento: queste le doti essenziali di uno sportivo. Come si evince dalle Olimpiadi di Rio 2016 e come si denota dalle parole e dai gesti di un’atleta italiana che con umiltà, un passettino per volta, coniugando una predisposizione sicuramente innata con la vita privata e l’impegno nell’Esercito, ha conquistato la medaglia d’oro nello Skeet. Mi riferisco a Diana Bacosi. Trentatré anni, mamma di un bambino di sette, sorella, moglie e figlia che non dimentica le proprie origini, né tanto meno di ringraziare chi l’ha sostenuta, in primis i genitori. Nata il 13 luglio del 1983 a Città della Pieve, in provincia di Perugia, Diana ha cominciato a sparare da adolescente come dice a Cultura & Culture.

 

Chiara Cainero (argento nello Skeet) e Diana Bacosi
Chiara Cainero (argento nello Skeet) e Diana Bacosi

Nella voce di Diana Bacosi sento ancora l’emozione provata a Rio, quando con un singolo gesto ha realizzato il sogno di una vita. «Io ancora sinceramente non me ne rendo tanto conto, però mi sento ripagata dei sacrifici che ha fatto la mia famiglia, che ho fatto io, prima delle Olimpiadi e negli ultimi anni». Le sue giornate sono spesso frenetiche, con gli allenamenti mattutini che – ci racconta – «s’intensificano prima dei tornei». La preparazione è cominciata, ci spiega, «l’inverno scorso, con un lavoro aerobico in palestra, con esercizi di concentrazione e per allenare i riflessi». Di solito «io in inverno smetto di sparare, quest’anno però ho voluto continuare, mantenendo l’allenamento, senza forzare ovviamente. Due-tre volte a settimana andavo al campo da tiro. Abbiamo impostato un lavoro, con molti raduni e poche gare selezionate. In seguito abbiamo fatto l’avvicinamento a Rio, in una cittadina a tre ore di distanza. Siamo stati dieci giorni lì e ci siamo allenati in tranquillità. Siamo arrivati al villaggio due giorni prima della gara. Là vedevi atleti che si allenavano notte e giorno. Ho vissuto tutto all’inizio con un pochino di paura».

Diana Bacosi non è nuova a questo genere di sfide. Il suo primo oro olimpico arriva dopo una serie di successi ai Campionati Mondiali di Skeet ma anche dopo alcuni momenti critici. «Per vincere, spesso bisogna prima cadere per rialzarsi più forte di prima», spiega. Con un gesto Diana ritrova equilibrio e serenità, concentrazione e armonia degli opposti. Eppure – prima di scegliere quest’antica disciplina, in cui l’Italia, come abbiamo avuto modo di vedere, eccelle – quest’atleta aveva praticato altri sport, quali per esempio il pattinaggio e l’equitazione. «Questa passione è nata tramite mio padre che, per diletto nei weekend, andava nei campi da tiro con gli amici. Ci andavo anch’io per trascorrere un po’ di tempo con lui. Poi un giorno ho provato e mi è piaciuto», racconta Diana Bacosi che ai giovani dice: «consiglio ai ragazzi di avvicinarsi a uno sport e praticarlo a livello agonistico, cercando di capire con calma qual è la propria inclinazione. Lo sport insegna tante cose, innanzitutto il rispetto per se stessi e per gli altri». Mentre alle mamme suggerisce di «non aver paura di smettere per poi ricominciare, come ho fatto io che per un po’ anche durante la gravidanza ho smesso di sparare. Non mi sono mai posta troppi problemi, sapevo che prima o poi avrei realizzato il mio sogno». E i progetti? «Prima di tutto vado in vacanza con la mia famiglia per staccare un po’ la spina e poi ci sono il Campionato Italiano e la Coppa del Mondo». Complimenti a Diana Bacosi dalla redazione di Cultura & Culture.

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