Intervista a Parix, l’alchimista di “Musicismo”

Segnatevi questo nome perché lo sentirete e lo leggerete spesso. Parix è una non-novità nel panorama musicale italiano. Gli amanti dell’underground tricolore lo seguono già da parecchio tempo ma, con “Musicismo”, nuovo album di inediti,  il giovane cantante e musicista emiliano conquisterà sicuramente una bella fetta di nuovi fan. Perché questo artista, amato da Ensi, Fabri Fibra e Fritz Da Cat, ha talento, creatività, originalità e cultura (qualità ormai più unica che rara), oltre a una buona dose di follia, ironia e umiltà. Parix debutta con una major (Universal) e un disco che rispecchia il magico disordine musicale che regna nel suo essere artista completo e innovativo. Quattordici brani (prodotti da Shablo) in cui spazia dal rock al pop, dalla dance all’hip hop, con giri di piano e tocchi vellutati di musica classica degni di un grande compositore e alchimista. Parix fa tutto da solo: scrive, suona, canta, arrangia, improvvisa, inventa e (si) emoziona, sempre e solo in nome di Dea Musica, dolce sirena ammaliatrice e, al contempo, strega dalla quale pare impossibile liberarsi.

Parix, finalmente un album importante nel quale esprimi la tua natura camaleontica.

“Musicismo” è il mio album d’esordio. In realtà ho pubblicato due dischi in passato, ma in lingua inglese e autoprodotti, frutto dell’esperienza londinese. Questo nuovo progetto segna il mio debutto ufficiale, con testi in italiano e con un’etichetta importante come Universal Music che mi ha lasciato carta bianca, libero di esprimermi a 360 gradi.

“Musicismo” sembra una sorta di esorcismo in musica. Confermi?

La musica è per me una malattia dalla quale non voglio e non posso guarire! E’ come se fossi posseduto dalle note e dalle parole di una canzone. Nella musica metto tutto me stesso e racconto la mia vita, le mie passioni, le sofferenze, a volte invento storie e gioco con la fantasia. Ogni singolo pezzo del disco ha una propria dimensione.

Come nascono le tue canzoni?

Non c’è una regola precisa. Non seguo nemmeno un genere musicale specifico. Ho cominciato molto presto a studiare musica. Mentre i miei amici giocavano a calcio o con la Playstation, io mi interessavo a strumenti e dischi. Da bambino amavo soprattutto la batteria e il pianoforte. Mi affascinava anche la chitarra. Le mie mani, all’epoca, erano ancora troppo piccole per imbracciarne una. Così mi sono ripromesso che quando sarei cresciuto, ne avrei comprata una e avrei imparato subito a suonarla.

E così è stato.

Sono un autodidatta. Polistrumentista. E in “Musicismo” ho dato sfogo a tutta la mia creatività e all’amore che provo per le sette note. Sono un artista molto vario anche nella vita, curioso e sempre pronto a imparare oppure a scoprire qualcosa di nuovo e stimolante.

Molti ti definiscono un cantautore 2.0. Ti piace?

Forse, visti i tempi, sarebbe più giusto dire cantautore 3.0 (ride, ndr). Non so, mi piace come definizione anche se non amo essere etichettato. Non sono solo un chitarrista, un cantante, un pianista o un rapper. Non mi sono specializzato in nessuna di queste cose, ma ho speso tutto il mio tempo per imparare come rappa un rapper, come suona un chitarrista, come canta un cantante…e così sono diventato un po’ di tutti questi personaggi.

Sei anche appassionato di musica classica. Strano per un giovane, non credi?

E’ una passione che nutro fin da bambino. E in “Musicismo” ho voluto inserire intro di pianoforte e melodie che prendono spunto dalla musica classica, miscelando il tutto con sonorità e strumenti ultramoderni.

Nei tuoi testi parli spesso di sofferenza. Penso a brani come “Il Mostro”, “Soffrire con stile”, “Dimmi perché”. Chi o cosa ti ha deluso?

Credo che la vita sia fatta anche di sofferenza. Tocca star male, è inevitabile. Come uomo, trentenne,  e come cantante, è difficile trovare la propria strada e riuscire a far carriera, a spiccare il volo. La fatica è tanta ed è ancor più complicato riuscire a mantenere una propria identità e dignità creativa, senza scendere a compromessi.

Insomma, sei un alieno, come canti in “Dentro al cerchio”.

Seguo la mia strada, sono coerente. Scrivo e compongo melodie seguendo esclusivamente il mio gusto e il mio istinto, non per accontentare una parte di pubblico, ad esempio gli amanti del rap o del rock. E non cerco scorciatoie. Per questo “Musicismo” non si avvale di featuring e di collaborazioni. Ci sono solo io. Parix e la sua voglia di raccontare e di raccontarsi, senza seguire le mode e senza filtri.

Silvia Marchetti

Guarda il video di “Soffrire con stile” di Parix

 

 

 

 

 

 

 

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