Gli Yazidi e il dramma delle donne ridotte in schiavitù

donne gabbia yazidiIl termine “yazidi” non è certo nuovo per gli studiosi, ma per l’opinione pubblica è divenuto tristemente noto in questi giorni, un sinonimo di altre parole come “vittime”, “morte” e “schiavitù” a causa delle persecuzioni messe in atto dai terroristi dell’Isis.

Le ultime notizie parlano di circa trecento ragazze yazidi rapite in Siria. Il loro destino è già scritto: essere stuprate, oppure accettare di convertirsi ed essere vendute come fossero un bottino di guerra, dal momento che, per gli uomini dell’Isis, non sono che schiave infedeli.

Da alcune ore una foto (alla vostra sinistra) sta facendo il giro del web: alcune giovani rinchiuse in una gabbia che sembrano in angosciante attesa di divenire una merce di scambio. In realtà, secondo quanto sostiene il Corriere della Sera, quell’immagine non ritrae donne yazidi, ma risale allo scorso anno e a una protesta contro la detenzione di donne vicine al movimento dei Fratelli Musulmani.

Benché sia doveroso riportare la vera fonte della foto, evitando informazioni sbagliate, ciò non alleggerisce di certo il dramma vissuto dalle donne yazidi proprio in queste ore e l’escalation di violenza perpetrata ai loro danni da chi ha il più assoluto disprezzo della vita umana, della libertà e del genere femminile.

L’Osservatorio per i Diritti Umani in Siria (Ondus) possiede un’accurata documentazione che riguarda ben ventisette casi del genere. Ma quanti ancora ve ne sono e ve ne sono stati negli ultimi tempi? Riusciremo a scoprirli e ad aiutare tutte le vittime? Leggendo i giornali molti si chiedono perché l’Isis dia la caccia proprio a questo gruppo religioso. Vediamo di approfondire la conoscenza con questo popolo senza pretendere, data la brevità dell’articolo, di essere esaurienti, ma rimandando ad approfondimenti ulteriori e necessari per capire cosa sta succedendo attorno a noi.

Il nome Yazidi identifica varie tribù di lingua curda provenienti, principalmente, dalla zona di Mossul. Nella loro religione sono confluiti molti elementi legati allo Zoroastrismo, ma anche di matrice cristiana (come il battesimo, probabilmente grazie a contatti tra i cristiani e gli yazidi), islamica (pellegrinaggio, digiuno) e gnostica.

Gli Yazidi adorano un solo dio e le sue emanazioni, ovvero sette angeli creatori; il principale tra questi è Melek Ta’us o Angelo Pavone, il quale si scinde in una triade e la cui storia è, in parte assimilabile a quella dell’angelo caduto (ma, in questo caso, l’Angelo Pavone non diviene Satana e non ha caratteri malefici, bensì benefici).

Per questo motivo, però, gli Yazidi sono conosciuti anche come “adoratori del diavolo” ma, da quel che abbiamo detto è evidente che non lo sono affatto e che il demonio, qui, non c’entra nulla. Lo Yazidismo propugna l’immortalità dell’anima, il Paradiso per i buoni e la trasmigrazione in creature di rango inferiore per i peccatori.

Inoltre vengono venerati degli illustri maestri sufi e lo stesso legame storico e religioso con l’Islam è tuttora discusso tra gli studiosi e dagli stessi musulmani. Le fonti storiche parlano di questo gruppo religioso, per la prima volta, nel XIV secolo. Tra gli Yazidi e gli arabi è spesso stata guerra aperta, i primi resistendo alle conquiste, i secondi perseguitandoli come eretici.

Tali persecuzioni sono proseguite, a fasi alterne, per tutto il Novecento, (benché fossero già in atto prima dell’ascesa dell’Impero Ottomano e sotto il dominio di quest’ultimo). Durante il regime di Saddam Hussein hanno subito discriminazioni che hanno portato gli stessi curdi, nel 2003, a chiedere che gli Yazidi fossero riconosciuti come parte integrante del loro popolo.

Sono una minoranza esigua, ormai; il tempo e le violenze li hanno decimati e ora, proprio a causa del marchio di “eretici e infedeli” che si portano dietro a causa di errata convinzioni sul loro credo, l’odio verso gli Yazidi è divampato di nuovo, più violento che mai, quasi fossero loro stessi il diavolo. Ancora una volta il rancore, l’ignoranza e la violenza cieca e sorda si rovesciano su chi è più debole. Per quanto tempo ancora?

Francesca Rossi

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