Al Pacino, i film presentati a Venezia e il tempo che passa

Manglehorn
Manglehorn

Dopo il suo entusiasmante arrivo alla Mostra del Cinema di Venezia, Al Pacino ha lasciato il Lido per recarsi al Toronto Film Festival. A noi rimane certamente il ricordo dell’incontro con una leggenda ma anche l’amarezza e la delusione per i due film che ha presentato. La depressione, l’amore senile, l’invecchiamento, la solitudine sono solo alcuni dei temi centrali di The Humbling di Barry Levinson (Rain Man, Good morning Vietnam) e Manglehorn di David Gordon Green (Strafumati, Prince Avalanche). Due film che sono due lati della stessa medaglia, due esempi mediocri di cinema indipendente e di come il tempo non risparmi neanche i miti come Al Pacino. Partendo da The Humbling [L’umiliazione], tratto dall’omonimo romanzo di Philip Roth, ci troviamo di fronte un ritratto di un uomo finito, che vorrebbe trovare il lato comico dell’invecchiamento risultando nauseante, esagerato e impietoso. Se a ciò aggiungiamo che il vecchio Simon Axler, celebre attore di teatro in preda a una crisi d’identità, è interpretato da Al Pacino, il film non può che assumere una connotazione triste e desolante. L’amore per una donna più giovane, Peegen (la brava Greta Gerwig), che le pagine di Roth ritraggono con audacia e passione, si trasforma qui in un incontro disperato caratterizzato da insopportabili punte di cinismo. Il Simon Axler di Al Pacino non è dignitoso ed elegante come quello di Roth bensì esasperato ed esasperante, in preda alla demenza senile, con poco o nulla da dire e da dare.

humbling
The Humbling

Poco meno sgradevole è invece il personaggio di Manglehorn, un vecchio fabbro che trascorre le sue giornate in solitudine, allontanando tutti, compreso il figlio ma a eccezione del suo gatto. Secondo il regista Gordon Green, Angelo Manglehorn non è la persona tranquilla che appare poiché nasconde un passato da pregiudicato. Peccato che questo passaggio non venga neanche lontanamente accennato nel film, dove si evidenzia solamente la sua ossessione per la donna alla quale in passato ha dovuto rinunciare e alla quale scrive quotidianamente delle lettere piene di amore e di rimpianto. Una giovane donna (Holly Hunter) cerca di farsi spazio nel suo cuore ma Angelo non sembra ancora pronto per affrontare il presente. Nonostante non si tratti del migliore lavoro di Green a causa di una sceneggiatura non propriamente brillante, Manglehorn può dirsi leggermente superiore a The Humbling per la sola ragione di restituire ad Al Pacino l’immagine di un uomo più saldo e carismatico. Il film inoltre ha un finale molto poetico che riesce a riscattare un’ultima parte fiacca e confusionaria.

Al Pacino è invecchiato, ha 74 anni e sarebbe ridicolo vederlo ostentare quel senso di invincibilità giovanile che ha caratterizzato il personaggio che più di tutti lo ha reso famoso, ovvero Tony Montana. Le rughe sul suo iconico volto non possono giustificare tuttavia l’umiliazione del suo talento e della sua persona perpetuata in The Humbling e Manglehorn. Tony Montana resterà impresso per sempre nella memoria di tutti mentre quella fase della sua carriera, così come quella di Carlito’s Way e Profumo di donna, è irrimediabilmente finita. Certi del fatto che il genio di Al Pacino sia una fonte inesauribile di sorprese, attendiamo che trovi il modo di reinventarsi e di sfruttare a pieno le potenzialità dell’ultima affascinante parte della nostra vita.

Rosa Maiuccaro

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