Gigi D’Alessio con l’Ora Tour fa cantare anche Milano

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Non avevo mai assistito ad un concerto di Gigi D’Alessio. Fino a ieri. Sarò sincera: prima di entrare a teatro per sedermi in platea, mi sono posta un po’ di domande sulla serata che avrei vissuto, con mille dubbi a riempirmi la testa e con una lieve sensazione di disagio nel cuore, come fossi un pesce fuor d’acqua. Che D’Alessio sia un grande cantante e musicista è cosa certa. gigi-d-alessioLo dimostrano i numeri, i milioni di dischi venduti in tutto il mondo, gli infiniti sold out in Italia come negli Stati Uniti. Insomma, Gigi è un artista amato e seguito anche, e soprattutto, fuori dalla sua Napoli. Con queste solide certezze e un bagaglio enorme di curiosità, mi siedo e attendo l’inizio del live. Mi guardo attorno e vedo un oceano di persone. Una folla incredibile e festosa, munita di fascette, luci colorate e cartelloni con frasi affettuose e immagini del proprio idolo. L’atmosfera si fa sempre più calda e il coro si solleva dalla platea: “Gigi! Gigi! Gigi”, gridano tutti insieme. Una signora seduta accanto mi conferma che il teatro è pieno, con oltre tremila presenze. Le sorrido quasi sorpresa e continuo a guardare lo spettacolo dei fan. Ci sono genitori con bambini anche molto piccoli, coppie di innamorati, nonni con nipoti, gruppi di ragazzine scatenate. Il pubblico di D’Alessio è davvero vario e racchiude in sé più generazioni. Mi rendo conto che la maggior parte dei presenti sia di origine campana, ma anche un’emiliana come me, come i ragazzi milanesi e pugliesi della fila dietro la mia, non può evitare di farsi contagiare dall’entusiasmo dei fan e dal carisma di Gigi. Il concerto inizia. La voce dell’artista napoletano accarezza le note del pianoforte. D’Alessio canta spesso ad occhi chiusi ma con il cuore aperto, con un’intensità unica che emoziona e mette i brividi.

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“Prima o poi”, “Quanti amori”, “Cosa te ne fai di un altro uomo”, “Chiaro”, “Cronaca D’Amore”. E ancora, “Primo Appuntamento”, “Una notte al telefono”, “Dove sei”, “Non dirgli mai”. Brani che tutti cantano a gran voce, abbracciati, con gli occhi lucidi e sorrisi che riempiono la faccia. Gigi non perde occasione per ringraziare le persone che gli mostrano affetto e che lo sostengono: «Siete la mia seconda famiglia. Dovrei essere io a pagare il biglietto per lo spettacolo a cui sto assistendo questa sera. Vi voglio bene». Un boato esplode dalla platea. Mamme e figlie corrono sotto al palco per rubare qualche ricordo attraverso un paio di foto. D’Alessio imbraccia prima una chitarra, poi si siede nuovamente al piano, per continuare il suo viaggio d’amore e di ricordi. “Tu che ne sai”, “Le mani”, “Giorni”, Occhi nuovi”, “Vita”. Fino alla bellissima “Notti di lune storte”, contenuta nell’ultimo album “Ora”. «Ne ho avute tante di notti insonni, di lune storte – confessa Gigi al pubblico –. Ho passato momenti meravigliose ma, vi giuro, anche tanti attimi difficili, in cui ho scoperto che spesso è la persona più vicina a te che ti tradisce». I fan lo applaudono e lo incoraggiano. La voglia di musica e di energia è tanta. E difatti c’è ancora tanto spazio e tempo per nuove canzoni, di ieri e di oggi, con il ritmo latino di “Como suena el corazon”, “Mon Amour” fino alla tenerezza e alla passione di “Te voglio bene ancora”, “Apri le braccia” e “Quel che resta del mio amore”.

DALESSIOGigi D’Alessio non è soltanto un cantante che racconta storie d’amore, di incontri e di tradimenti. Nel suo repertorio di successi ci sono anche brani capolavoro come “Il falco e la rondine”, nel quale affronta, con delicatezza e rispetto, il tema della violenza sulle donne. Parole scritte e pronunciate per aiutare una giovane ragazza a cui è stata tolta la serenità di vivere, abusando del suo corpo innocente, affinché possa ritrovare la strada verso la speranza e l’amore vero. Dietro a Gigi scorrono immagini di una rondine in volo, alla ricerca di libertà.

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Il finale, dopo oltre due ore di concerto e quasi 50 brani eseguiti, è un tuffo nel passato. D’Alessio regala al suo pubblico una carrellata di perle di inizio carriera. Canzoni in rigoroso napoletano (che egli stesso definisce una lingua e non un dialetto), che riportano la mente indietro di 22 anni. Dal 1992 al 1999, Gigi ha composto testi meravigliosi, diventati un simbolo di italianità nel mondo. E’ bello vedere che anche a Milano la partecipazione e l’entusiasmo sono così intensi e sentiti. Anche la sottoscritta, pur non parlando e non capendo il napoletano, non può esimermi dal partecipare alla festa del Teatro Linear4Ciak. Mi alzo, ballo e mi diverto insieme ai nuovi amici seduti al mio fianco, i quali non smettono di ripetermi quanto sia importante Gigi per la loro vita. Tutti i dubbi e le incertezze che, ad inizio concerto, mi hanno travolta, spariscono come per incanto. Fino a ritrovarmi a cantare a squarciagola l’ultimo pezzo della serata, “Ora”, e ad applaudire un artista umile e talentuoso, che ritenevo lontano dal mio mondo ma che ha saputo convincermi a suon di note, sorrisi e cuore.

Silvia Marchetti

 

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