Le “Dannate nuvole” di Vasco Rossi, rocker filosofo che parla ai giovani

vasco-rossiPotente. Pungente. A tratti struggente. Vasco Rossi ha cucinato un piatto musicale davvero ottimo, superando quasi se stesso. La ricetta per realizzare il brano “Dannate Nuvole”, in rotazione radiofonica da poche ore, prevede alcuni ingredienti speciali: un assolo di chitarra da brividi di Stef Burns, un testo forte e profondo che scomoda addirittura il miglior Nietzsche, melodie in bilico tra ballad e rock, malinconia e lucidità. Il sound del nuovo singolo del Komandante, colonna portante dell’album che uscirà il prossimo 4 novembre, tre anni dopo “Vivere o niente”, viaggia come fosse sulle montagne russe, cambiando di ritmo e di intensità al variare del testo. “Quando cammino su queste dannate nuvole vedo le cose che sfuggono dalla mia mente, niente dura e questo lo sai, però non ti ci abitui mai. Quando cammino in questa valle di lacrime vedo che tutto si deve abbandonare, niente dura e questo lo sai però non ti ci abitui mai. Chissà perchè”. In questa strofa iniziale, che corrisponde al primo minuto del brano, i passaggi musicali sono scanditi nettamente dalle parole, nude e crude, sincere e disincantate del Blasco, come se fosse lui stesso sospeso in aria, lassù, tra le nuvole, ad osservare ciò che fino a quel momento non ha saputo e potuto vedere, ciò che è rimasto nascosto da tempo. Ricordi, verità, emozioni, problemi. Vasco analizza il presente ma guarda, con giustificata preoccupazione, al futuro. Si rivolge a chi lo ascolta, sembra quasi volerlo abbracciare e spronare. Canta quasi sussurrando la quotidianità e ti sbatte in faccia, come suo solito, un’amara riflessione sulla vita, senza giri di parole, dritto alla meta. vasco-rossi-dannate-nuvoleIl rocker di Zocca (si) pone delle domande e, proprio quando chiede spiegazioni sul perché il mondo vada in una determinata direzione, sui motivi del male personale e universale, ecco irrompere, come una scossa, la chitarra elettrica, dannatamente rock, di Burns. Un modo, forse, di sottolineare con forza la potenza del testo, di innalzarlo e portarlo oltre le nuvole e oltre le apparenze. Il brano è ipnotico e trascina in un vortice di energia da quale non si può uscire facilmente. La voce del Kom si fa sempre più roca e profonda, ma ciò non significa che Vasco abbia deciso di gettare la spugna e di abbandonarsi al pessimismo. “Dannate nuvole” chiude, infatti, le sue due ultime strofe con un raggio di luce e di speranza: “Niente è vero, niente è vero, niente. Forse lo sai, però tu continuerai…Quando mi viene in mente che non esiste niente. Solo del fumo, niente di vero. Niente dura niente, questo lo sai. Però tu non ti arrenderai”. Chiaro, qui, il riferimento autobiografico (il momento difficile vissuto di recente dall’artista emiliano, costretto ad allontanarsi per diverso tempo dalla musica per motivi di salute), ma si percepisce anche l’intenzione di svegliare le persone, soprattutto i ragazzi, affinché non rinuncino a lottare e a sognare, nonostante le avversità che la vita presenta ogni giorno.

Dal punto di vista musicale, il nuovo singolo del Kom non ha nulla a che fare con gli altri brani lanciati recentemente (“Cambia-menti” e “L’uomo più semplice”), decisamente più leggeri e ironici nel contenuto e nella forma. Ascoltando “Dannate nuvole” si possono assaporare le sonorità graffianti e sanguinee di pezzi simbolo del repertorio di Vasco. Per citarne alcuni: “Gli Angeli”, “Ogni volta” e “Siamo solo noi”. Il Blasco sembra essere andato avanti, molto avanti, ma allo stesso tempo è tornato al sound delle origini, più toccante e diretto che mai. Il testo trasuda, parola dopo parola, la più brillante filosofia vaschiana, il suo essere sognatore disincantato della realtà, capace di andare sempre oltre le nuvole e le tempeste della vita.

Per ascoltare il brano: http://youtu.be/giUYp00qoIc

Silvia Marchetti

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