GLI CHEF SVELANO I SEGRETI DELLE PASTE RIPIENE

© Giuseppe Parzani - Fotolia.com
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Ne abbiamo le tasche RIpiene! È la campagna lanciata da Slow Food e da decine di osti e ristoratori italiani per dire basta agli scandali alimentari e riaffermare la vera cucina italiana, partita con successo ieri, venerdì 1 marzo 2013, e destinata a concludersi domenica 17. Nei ristoranti che hanno aderito (90 fino a oggi) si potrà assaggiare almeno un primo piatto della grande tradizione italiana delle paste ripiene. Lasagne, timballi e tortellini rappresentano l’autentica, onesta e sincera cucina di territorio, che parla di gesti antichi e valorizza il lavoro di migliaia di piccoli produttori che operano con il solo obiettivo della qualità massima.

«La vicenda della pasta ripiena contenente carne di cavallo non dichiarata in etichetta rappresenta l’ennesimo grave scandalo prodotto dal sistema iper industrializzato di produzione del cibo», denuncia Roberto Burdese, presidente di Slow Food Italia. «Sui media di tutta Europa sta passando l’immagine di piatti che sono patrimonio delle multinazionali, piatti che è meglio evitare perché di dubbia composizione e qualità. Invece stiamo parlando di alcuni capisaldi della cucina regionale italiana, pezzi della nostra identità e della cultura materiale del nostro Paese! Dobbiamo ritornare ai fondamentali: dire cosa è un vero tortellino, raccontare come si fa, con le mani e la passione, descriverne gli ingredienti».

L’invito che Slow Food rivolge a tutti gli italiani per riappropriarsi del proprio modello alimentare è quello di tornare all’origine delle proprie tradizioni gastronomiche, riprendendosi il piacere di osservare il cuoco all’opera con le paste fresche e ripiene. Dal Nord al Sud dell’Italia i cuochi intratterranno i propri commensali raccontando gli ingredienti scelti, la loro origine e il nome dei fornitori; sveleranno i segreti della ricetta e mostreranno in sala i gesti che rendono possibili queste preparazioni. Altro che la triste immagine dei preparati industriali finiti nell’occhio del ciclone. Nelle osterie e nei ristoranti il vero brand della gastronomia italiana sono le facce e le mani degli chef!
In un ipotetico tour della Penisola, solo per citare alcuni esempi della straordinaria diversità italiana, non possiamo non partire da un grande classico, i tortellini in brodo proposti da Entrà di Finale Emilia (Mo), mentre in piena Franciacorta, Vittorio Fusari della Dispensa Pani e Vini a Torbiato di Adro (Bs) prepara per l’occasione tortelli di salumi in brodo di prosciutto; un cucina contadina semplice negli ingredienti ma elaborata nella preparazione è quella de La Brinca di Ne (Ge) che offre raviolini di erbette e sarazzu con salsa di nocciole locali. Ci spostiamo al Centro-Sud dove ci attendono altre tradizioni e gusti: da Sora Maria & Arcangelo a Olevano Romano, la specialità della casa sono i cannelloni ripieni di pasticcio di vitellone con pomodori san marzano e fior di latte; a Vico Equense (Na), Il Cellaio di don Gennaro manifesta il proprio no agli scandali alimentari con i ravioli alle ortiche con pomodorino del piennolo caramellato.

Non può mancare in questa celebrazione gastronomica l’oggetto della discordia, ovvero la carne di cavallo. Quella che però viene dichiarata nella ricetta si può mangiare nella pastissada di cavallo con polenta brustolà, preparata dalle sapienti mani dello chef della trattoria al Bersagliere di Verona.

Su http://goo.gl/cU25F è disponibile l’elenco dei ristoranti che hanno aderito fino a oggi, il piatto in degustazione e la ricetta che gli osti generosamente condividono con chi vuole ripeterla a casa propria.

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