Giornalismo e politica, quando non si è al di sopra delle parti

201303171700-800-alfanoannunziata«Ma queste cose le dicevate voi, le diceva Bersani». Così il segretario del Pdl, Angelino Alfano, a Lucia Annunziata durante il programma di Rai 3 In 1/2 ora. La giornalista aveva usato la parola impresentabili per definire i deputati e i senatori del Popolo della Libertà. Dura la replica di Alfano. Una querelle che la dice lunga sull’informazione italiana, succube e serva della politica. E la cosa peggiore è che queste trasmissioni in onda sulle reti pubbliche vengono finanziate dai cittadini che non hanno alcuna possibilità di conoscere la verità e di informarsi quindi in maniera corretta. Ogni individuo ha una propria idea politica che, però, in alcune sedi non può e non deve essere manifestata, per una questione di etica professionale. E nel giornalismo questa regola vale o dovrebbe valere di più che altrove. Il giornalista o il conduttore televisivo non è chiamato a esprimere un parere, bensì a fornire gli strumenti ai lettori o agli spettatori per conoscere lo stato delle cose, in caso contrario l’informazione diventa propaganda. I giornali e i telegiornali non sono e non possono essere portavoci di un partito o di una coalizione politica. Non è etico! E a proposito di eticità mi preme aprire una parentesi sulle elezioni del Presidente della Repubblica. Come sapete il Capo dello Stato viene eletto dal Parlamento, a camere riunite e rappresenta, come si evince dall’articolo 87 della Costituzione, l’unità nazionale; è il garante dello Stato Italiano, la figura di spicco che deve monitorare il Parlamento, nonostante le sue funzioni siano molto limitate. Il Presidente della Repubblica invia messaggi alle Camere, indice le elezioni delle nuove Camere e ne fissa la prima riunione, autorizza la presentazione alle Camere dei disegni di legge di iniziativa del Governo, promulga le leggi ed emana i decreti aventi valore di legge e i regolamenti, indice il referendum popolare nei casi previsti dalla Costituzione, nomina, nei casi indicati dalla legge, i funzionari dello Stato, accredita e riceve i rappresentanti diplomatici, ratifica i trattati internazionali, previa, quando occorra, l’autorizzazione delle Camere. Ha inoltre il comando delle Forze armate, presiede il Consiglio supremo di difesa, dichiara lo stato di guerra deliberato dalle Camere, presiede il Consiglio superiore della magistratura, può concedere grazia e commutare le pene e conferisce le onorificenze della Repubblica. Queste le sue funzioni. E`ovvio che proprio per questo deve essere al di sopra delle parti, quindi dovrebbe provenire dalla società civile. Dovrebbe cioè essere una persona che unisca e non divida i partiti. Ma purtroppo in Italia, almeno negli ultimi anni, un fatto del genere non è mai accaduto. Il Capo dello Stato ha sempre avuto una storia di militanza in un partito. Sono dunque inaccettabili nomi come Massimo D’Alema, Romano Prodi, Silvio Berlusconi, Emma Bonino, Anna Finocchiaro. Speriamo che almeno questa volta prevalga il senso di responsabilità che ognuno di noi dovrebbe assumersi quando prende delle decisioni…

Maria Ianniciello

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