DIABETE, SCOPERTA LA PROTEINA CHIAVE

©Freshidea - Fotolia.com
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Buone notizie per la cura del diabete. Un  gruppo di ricerca internazionale, che coinvolge anche la Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica e il Policlinico A. Gemelli di Roma, ha scoperto una proteina chiave nella genesi del diabete e compreso che questa proteina causa la malattia attraverso l’induzione di processi infiammatori. Disattivandola in modelli animali è possibile prevenire l’insorgenza di alcuni degli aspetti tipici di questa grave patologia metabolica sempre più diffusa in Occidente.

La scoperta è il frutto di un’ampia ricerca pubblicata sulla prestigiosa rivista Nature Medicine da ricercatori dell’Università di Cambridge, della Harvard University di Boston e del gruppo di ricerca dell’Università Cattolica – Policlinico Gemelli di Roma coordinato dal professore Andrea Giaccari. Lo studio è stato avviato da una scoperta di ricercatori dell’Ospedale di Brunico (Bolzano), in collaborazione con ricercatori delle Università di Innsbruck e di Verona, fra cui il professor Enzo Bonora. La protagonista di questo studio è la proteina RANKL che svolge un ruolo importante nei processi di infiammazione presenti in malattie come l’artrite reumatoide e l’artrite psoriasica.

In particolare si è capito che le persone con una maggiore quantità di RANKL nel sangue hanno più possibilità di sviluppare il diabete. Ricercatori tedeschi hanno allora modificato geneticamente alcuni topi (aumentando o riducendo la concentrazione di proteina RANKL) e confermato che RANKL è effettivamente coinvolta nel metabolismo del glucosio. Inoltre i ricercatori hanno dimostrato che bloccare RANKL nei topi diabetici porta a un miglioramento delle alterazioni metaboliche tipiche della malattia: infatti, bloccare questa proteina aumenta la capacità del fegato di rispondere all’insulina e riduce l’eccessiva produzione epatica di glucosio. Infine i ricercatori dell’Università Cattolica-Policlinico A. Gemelli di Roma hanno utilizzato topini alimentati con dieta grassa (simile alla dieta scorretta che porta molte persone a sviluppare diabete), dimostrando in modo inequivocabile che diminuendo la concentrazione ematica di RANKL era possibile prevenire la tipica condizione dei picchi di insulina e di ridotta sensibilità dell’organismo a questo ormone (insulino-resistenza) che è il primo passo verso la comparsa del diabete.

«Esistono già dei farmaci che agiscono su RANKL – spiega il professor Giaccari – ma sono destinati unicamente alla cura di malattie reumatiche. È molto probabile che questi farmaci abbiano anche un effetto positivo sulla comparsa del diabete, ma i loro effetti collaterali ne sconsigliano l’uso per questo fine. Il vantaggio di questa ricerca è che ci si è molto avvicinati alla comprensione del legame infiammazione-diabete. È molto probabile che questa scoperta possa portare allo sviluppo di nuovi farmaci destinati direttamente alla prevenzione del diabete e a tutte le condizioni che portano con sé l’insulina alta».

Redazione Salute

 

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