USA, OBAMA TRA ARMI E DEBITO PUBBLICO

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Il dibattito sulle armi negli Stati Uniti è tornato di strettissima attualità negli ultimi due giorni, dopo che il presidente Barack Obama ha annunciato norme più restrittive sul possesso e il trasporto delle pistole. Il numero uno della Casa Bianca sta già preparando una proposta di legge che include 19 punti. Tra questi ci sono pene più severe contro chi vende armi senza un controllo dei precedenti penali dell’acquirente, limiti più rigidi sulle ricerche federali relative all’uso di pistole, punizioni più drastiche per il traffico di armi, maggiore flessibilità per le scuole nell’uso dei fondi per migliorare la sicurezza.

Ci si aspetta che Obama presenti le sue proposte domani, a un mese dal massacro di Newtown in Connecticut, dove persero la vita venti bambini e sei adulti, e dia una spinta alla regolamentazione delle armi dopo anni di immobilità legislativa. Obama, quindi, si appresta a sfidare le potenti lobby delle armi che, nel frattempo, partono al contrattacco. La National Rifle Association ha appena lanciato sul mercato un videogame in cui l’utente ha a disposizione nove armi, tra cui pistole, M16, Beretta, AK-47, per sparare ad obiettivi non umani che hanno chiaramente segnalata in rosso la posizione della testa e del cuore. NRA: Practice Range è una app per iPhone e iPad, si scarica gratuitamente da iTunes e si rivolge ai bambini dai 4 anni in su. Lo sparattutto, fatto uscire a un mese dalla strage di Newtown, ha fatto molto scalpore, più per la data di lancio sul mercato che per il contenuto.

Il braccio di ferro tra Obama e le lobby prosegue ma il presidente non può permettersi di parlare troppo di armi perché, come sottolinea il Washington Post, «solo un adulto su tre ritiene che una “stretta sul controllo delle armi” sia tra le maggiori priorità del Congresso». La vera priorità, in questo momento, è un’altra: l’economia.

Il presidente non ha dimenticato neppure questo, lanciando un appello chiaro nel corso della conferenza del lunedì. Sarebbe irresponsabile e assurdo, ha riferito Obama, opporsi all’innalzamento del tetto del debito statunitense, senza il quale «i mercati finirebbero nel caos» e l’economia americana «potrebbe tornare in recessione». Il presidente si è detto disponibile al dialogo ma i repubblicani non sono disposti a fare marcia indietro sulla condizione da loro posta, ovvero se non verranno accettati i radicali tagli alla spesa da loro proposti. Senza un accordo, la situazione si farebbe davvero critica, come ha sottolineato lo stesso presidente parlando di «ferita autoinflitta» all’economia americana e «disastro non solo per gli Stati Uniti ma per l’economia mondiale». Se non si dovesse raggiungere l’intesa, infatti, gli Stati Uniti rischiano di andare in default a metà febbraio, scatenando il panico sui mercati finanziari. Il rischio è che si ripeta la crisi dell’estate del 2011, quando Standard & Poor’s strappò a Washington la prestigiosa ‘tripla A’.

Piera Vincenti

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