DANIEL PENNAC: LA MIA VITA TRA SCRITTURA E SCUOLA

©Maria Rosaria Piscitelli

Il 17 dicembre 2012, due tra le più importanti città europee hanno raccontato insieme la “Storia di un corpo”.

Parigi e Napoli si fondono nella figura di Daniel Pennac nello storico Teatro San Ferdinando di Napoli. E’ iniziato così, nel tempio di Eduardo de Filippo, la tournee internazionale del reading: “Journal d’un corps”, spettacolo che ha per protagonista uno degli scrittori più amati al mondo.

©Maria Rosaria Piscitelli

 «Non conosco Napoli direttamente, eppure questa città mi è familiare, da sempre. Istintivamente so già con certezza che potrei tranquillamente viverci». Esordisce così, in maniera molto schietta e sincera, Pennac durante la conferenza stampa. «Ho amato questo progetto fin dal primo momento – ha affermato lo scrittore -. Quando la regista Clara Bauer mi ha proposto di portare a teatro questo mio ultimo libro, ho accettato senza pensarci troppo. Per scrivere Storia di un corpo, infatti, ho impiegato cinque anni, nel corso dei quali ho convissuto solo con le mie due malattie personali, ovvero la solitudine e il dubbio. Inscenare l’opera voleva dire sicuramente uscire dalla mia solitudine: non lavorare più solo per me, ma per un’intera equipe». Questa, di certo, non è stata la prima volta che lo scrittore ha letto ad un pubblico, eppure: «Vedere il lettore che ascolta, per me è una specie di miracolo dell’incarnazione. Ogni volta che leggo, ad esempio, c’è sempre qualcuno che si addormenta e questa cosa è bellissima: avviene in quell’ascoltatore una specie di regressione verso la pace più totale – ha precisato -. Così, ogni volta, faccio attenzione a non svegliare chi si è addormentato, e, allo stesso tempo, mi impegno nel cercare di mantenere svegli tutti gli altri. Avere la possibilità di leggere a teatro non è paragonabile alle tante presentazioni fatte negli anni. Quando presento un libro, in qualche modo sto giustificando a qualcuno il mio lavoro. La lettura a voce alta, invece, è l’incarnazione del testo. La magia sta tutta nel silenzio dell’ascolto, che è particolare e profondo. Ed è proprio in quel silenzio che sento il lettore!».

 “Storia di un corpo”, ha spiegato Pennac, «è un libro che si è concretizzato dopo tantissimo tempo», in quanto, ha continuato, «ho fatto la prima prova trent’anni fa. Scrissi duecento pagine, poi le bruciai tutte. Il problema è che tutti noi siamo sempre estremamente complessi, soprattutto se si parla del nostro corpo. Solo cinque anni fa ho trovato finalmente l’idea più semplice, che è quella di tenere un diario, un diario solo del corpo». Lavorare a teatro però, porta a fare determinate scelte sulle pagine da leggere “a voce alta”, e questo Pennac lo sa bene: «La cernita delle pagine viene fatta in base alla cronologia. Il segreto inoltre sta nella sensibilità della regista, che molte volte trova nelle mie parole cose che io avevo dimenticato».

 Come tutti i suoi più grandi fan sanno bene, Daniel non è nato come scrittore, bensì come professore, anche se poi tra lo scrivere e l’insegnare molto spesso non c’è grande differenza: «I ragazzi sono la mia vita! Ho insegnato per 28 anni, soprattutto ad alunni con enormi difficoltà scolastiche. Ed anche lì, in ogni classe, per un’ora a settimana, leggevo a voce alta. Leggevo anche quando arrivava l’ispezione accademica, che non era d’accordo con il mio metodo d’insegnamento».

E, proprio ad un professore attento e premuroso come lui, non può che stare a cuore il dramma che in questi giorni ha colpito gli Stati Uniti: «Questa tragedia mi porta a fare solo alcune supposizioni, nessuna affermazione. In America eventi del genere sono ricorrenti, questa non è la prima volta. Non possiamo giudicare assolutamente l’operato delle scuole. Io credo però, che quest’uomo sia cresciuto in un clima di generale mancanza di realtà. A Natale, negli USA, al primo posto tra i regali più comprati dagli adulti, ci sono le armi. Inoltre, non posso fare a meno di osservare l’ambiente sociale e culturale in cui accadono queste cose. Senza fare polemiche, ho la sensazione che sia un fenomeno della classe media. Ecco, quindi che questo fenomeno va a braccio con persone che hanno un certo potere di acquisto, che a sua deve tutto alla cultura della disincarnazione. Esistono videogiochi capaci di estraniare i più deboli dalla realtà. Come ho detto prima però, le mie sono supposizioni, non affermazioni».  Nonostante tutti questi problemi di estraniamento, i ragazzi di oggi non sono di certo privi di sogni: «Un esercizio che ho fatto fare a dei ragazzi difficili è stato quello di far trascrivere su un bloc-notes i propri sogni. Annotare i sogni è estremamente interessante: nessun sogno di per sé è strutturato come un racconto, siamo noi che, mentre lo scriviamo, inconsciamente lo strutturiamo come tale. Questo esercizio è molto utile anche a chi sogna, per l’appunto, di diventare scrittore».

Presente alla conferenza stampa, l’assessore alla cultura del comune di Napoli, Antonella Di Nocera, promotrice dell’evento insieme al produttore e delegato per Laila Roberto Roberto, che chiede a Pennac consigli su come interessare i ragazzi alla scuola: «Oggi si considera la scuola come un’acerrima nemica. Il problema è che in questo momento, nessuno ha intenzione di acculturare realmente i giovani. Il mondo ha bisogno di consumatori e di venditori. E la società, a sua volta, crea desideri consumistici. Un professore che entra in classe oggi, si ritrova davanti tantissimi alunni pieni di desideri di consumo e non tutti si tirano su le maniche per cambiare le cose. Il vero professore però è quello che fa in modo che i suoi alunni capiscano il tipo di mondo in cui vivono. E’ quello che fa desiderare ai suoi alunni l’arte. Questa società non vuole ragazzi che riflettono, vuole solo fabbricare clienti. Io vado continuamente nelle scuole e, fortunatamente, conosco ogni giorno tantissimi professori eccezionali. Che poi in realtà sono insegnanti normalissimi: un altro grande problema è che oggi reputiamo eccezionale ciò che è normale!».  Gli appuntamenti con Daniel Pennac sono così iniziati: domani sera, 19 dicembre 2012, alle  21, al Teatro San Ferdinando andrà in scena “Storia di un corpo”. Il 20 dicembre 2012, alle 12 lo scrittore incontrerà i suoi fan alla Feltrinelli di Piazza dei Martiri a Napoli e alle 17 sarà al cinema Modernissimo per la prima proiezione di “Ernest & Celestinè”, film d’animazione di cui è sceneggiatore.

Maria Rosaria Piscitelli

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