NEL MONDO LOW COST DI ZARA

Un modello Zara – zara.com

La domanda più frequente che le persone mi pongono è: qual è il vero backstage della moda?  O meglio, com’è realmente il mondo della moda? Sono tanti i film che, a loro interpretazione, hanno illustrato i retroscena e i vari meccanismi usati per non farti divorare dal sistema. Io posso solo dirvi che in questo mondo bisogna avere un carattere un po’ egoista che non deve, secondo me, mutare nelle diverse situazioni. Gli stilisti disegnano per le donne, inventano per gli uomini vestendo, così,  tutti i gusti. Poi ci sono schiere di persone che, con la loro passione per la moda, hanno reso altri dipendenti, i cosiddetti i fashion victim, persone che hanno come unico giudice il loro specchio, capace di riflettere  un outfit  fatto di capi concepiti dal pensiero di un altro.

Quando ho visto realmente i primi fashion victim me ne sono anche innamorato, nonostante accettassi senza condividere la scelta del senso di cui si vestivano. Ricordo l’attenzione data ai dettagli che dovevano perfettamente combaciare con il colore, il taglio, l’accessorio senza tralasciare il look dei capelli con la sfumatura del trucco. Un’attenzione assurda, irreale ma fantastica. Per lo più erano persone con gran gusto, spesso anche tramandato, ma soprattutto con la disponibilità illimitata di comprare per seguire  il ciclico cambiamento che di norma la moda subisce tutt’oggi. La strada così differenziava palesemente due stili di classe sociale differenti. Tra loro figuravano le persone ricche che seguivano la moda commerciale del prêt-à-porter parallelamente con gli amanti delle bancarelle che offrivano il basic, cioè l’indumento poco ricercato con il ruolo fondamentale di coprire e non di abbellire. A mio avviso,  la bellezza al naturale era più valorizzata.

Poi è arrivato un uomo che ha esaudito il desiderio di tutti coloro che voglio vestirsi come le donne che sfilano in passerella. Stessi tagli, uguali colori, forme ma soprattutto capi alla moda. A tutto questo ci ha pensato Zara. Il suo genio è stato di aprire un enorme mercato, in tutti i sensi secondo me, di cose alla moda ma low cost, cioè a prezzo base. Quindi come un patchwork ha mischiato tutti i capi must della stagione corrente riproducendoli in tessuti, stampe e prezzi minori. Per i fashion victim, un reato; per le persone normali con la voglia di apparire, un dono. Insieme a Zara nascono Pull and Bear, Bershka, Massimo Dutti, Stradivarius, Oysho, Zara Home e Uterque.

Quest’anno le nostre nuove boutique sembrano aver preso il genio dai quadri di Renoir o Van Gogh. Si sono colorate di fiori anche d’inverno. Infatti  per l’Autunno-inverno 2012/1023 la signora moda ha scelto il fiore. Nelle passerelle appena percorse ha figurato ogni possibile ispirazione data da esso. Nel pret-a-porter,  Dolce&Gabbana ha abbinato a basi nere forme di grandi fiori disegnati, sfumando nei toni del rosa e del lilla. Anche Burberry Prorsum si è ispirato al floreal chic con cromatismi più neutri che sfumano dal marrone all’ocra. Alexander McQueen, invece, come sempre si mescola con l’arte annullando i disegni, ma applicando  direttamente i fiori su abiti dal taglio corto.

Vaste sono state le proposte low cost delle stessa stampa. Di Topshop, brand inglese di successo, un colorato e allegro abito con maniche lunghe in jersey. Con riferimento allo stile barocco i pantaloni a vita alta di Oasis, neri con dettagli ocra. Di successo  la camicia di Ax Paris o la mini-gonna di River Island, altro brand inglese molto popolare. Ad un look più ricercato le creazioni che completano un perfetto outfit sono gli accessori come la clutch di Miss Selfridge e la sciarpa di John Lewis. Un mio suggerimento. Credo che Zara e il mercato low cost abbiano oggi segnato un cambiamento e nuovo stile di vestire per tutti. Posso definirlo marketing? un modo diverso di comunicare? Io la chiamerei anche Moda.

Crico

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