NATIVE E MIGRANTI SI INCONTRANO IN UN LIBRO

“Carmen è ingegnere, sì perché le scuole le hanno inventate anche da noi”. Il da noi è riferito all’Ecuador, la Patria lontana di Carmen che ha dovuto imparare una nuova lingua, l’italiano, e adottare uno stile di vita diverso. Il passo citato è tratto dal libro “Incontrarsi. Racconti di donne migranti e native”,  che è edito da Ediesse e  CRS e che è curato da Cristina Ali Farah, Maria Rosa Cutrufelli, Isabella Peretti, Igiaba Scego e Stefania Vulterini. Una raccolta di racconti che trae ispirazione della parola. Sì, perché la parola è proprio tutto: ha il compito in chi emigra di tenere vivo il ricordo, da una parte, e  dall’altra di farsi spazio in un mondo nuovo.

Infatti, l’emigrato è combattuto tra due parole  due lingue, una da ricordare, l’altra da imparare. Negli ultimi anni alcune donne, provenienti da Paesi diversi e fra loro lontani, hanno compiuto una scelta coraggiosa: quella di utilizzare la lingua nuova, cioè la lingua straniera e matrigna, non più soltanto in modo funzionale, per fruire al meglio delle opportunità offerte dalla società di accoglienza, ma per raccontare. E il risultato è questo libro. Questi racconti sono senz’altro una impareggiabile occasione di confronto e un momento di scambio reale e profondo attraverso la comparazione di vari punti di vista. Per questo il Caffè letterario della Casa internazionale delle donne, con il sostegno e il patrocinio della Provincia di Roma, si è posto l’obiettivo di stimolare la narrazione incrociata tra migranti e native, residenti a Roma e provincia, tramite un apposito concorso letterario, rivolto alle donne, che avrà ricorrenza annuale. L’antologia è il primo risultato di questo lavoro. Con una prefazione di Cecilia D’Elia, assessore alla Cultura della Provincia di Roma, e l’introduzione delle componenti della giuria, contiene i dieci racconti delle vincitrici; la giuria ha comunque deciso di pubblicare tutti i 34 testi pervenuti, per il loro valore intrinseco. Sono infatti una preziosa testimonianza di quanto può essere lungo il cammino che ci porta alla reciproca conoscenza. E di quanto può essere ricco.

 

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