GENTILE E TONTI: INTERVISTA DOPPIA

A 13 anni dalla loro più importante collaborazione, Enzo Gentile e Alberto Tonti tornano con il “Nuovo Dizionario del Pop – Rock” (ed. Zanichelli). Un’opera incredibilmente intensa che dona al lettore una panoramica della realtà musicale degli ultimi sessant’anni: un dizionario che racchiude più di 2130 artisti e oltre 31mila album. Un lavoro minuzioso che racconta magnificamente, in quasi duemila pagine, la storia della musica, o meglio, la musica che ha fatto storia.

Avevate pubblicato insieme un dizionario già molti anni fa. Come mai avete sentito l’esigenza di riproporre questo progetto?
Alberto Tonti:  La verità? Erano trascorsi 13 anni dal nostro primo dizionario. Ci è sembrato logico riempire il buco musicale che si era inevitabilmente formato in questo lungo lasso di tempo.  Abbiamo pensato di proporre il progetto a Zanichelli, chiedendo se fossero interessati ad aiutarci nell’impresa. Appena ci han dato l’ok, abbiamo subito iniziato a lavorare con grande passione ma anche con estrema follia. Abbiamo rivisto tutto ciò che avevamo fatto nel precedente dizionario, tutte le voci, una per una. Ne abbiamo cambiare molte: eliminando quelle che non avevano più una ragione per esserci e aggiungendone altre che all’epoca mancavano. Tredici anni in campo musicale fanno una bella differenza.

Quanto tempo avete impiegato per portare a termine un lavoro di questo tipo?
Enzo Gentile: Beh, si può dire che ci abbiamo messo una vita! Sicuramente l’ultimo anno e mezzo è stato quello in cui abbiam lavorato in maniera più intensiva. Oltre al nostro lavoro personale, bisognava coordinare un team di collaboratori molto validi. Come ha detto prima Alberto: il nostro è stato anche un lavoro di smaltimento, oltre che di ricerca. Abbiamo eliminato personaggi che non hanno più una storia e individuato tantissimi nuovi nomi. Nonostante tutto questo, ho comunque un taccuino con delle voci che andrebbero urgentemente inserite, un taccuino su cui ho segnato delle mancanze che sarebbe bene recuperare quanto prima.  Mancano moltissimi artisti e non sempre è per demerito, ma proprio per una scelta fatta fin dall’inizio del nostro lavoro. Ecco che abbiamo impiegato quindi molti mesi proprio prima di cominciare con la scrittura.

Avete avuto dei diverbi legate alle vostre opinioni personali sugli artisti e i vari album?
A.T.:  No, diciamo che non ci sono state vere e proprie discussioni, solo piccole scaramucce riguardanti gli artisti da lasciare e quelli invece  da eliminare più che altro.
E. G.: E’ vero:  avevamo un limite di pagine da rispettare e alle volte abbiamo dissentito su chi inserire e chi scartare, ma niente di più.

Dizionario del Pop – rock. La domanda sorge spontanea: cos’è per voi il pop e cosa è invece il rock?
E. G.: Il pop è quello che sta dentro queste duemila pagine. E’ un concetto allargato, un termine con il quale ci si può riconoscere facilmente. E’ difficile che ci sia qualcosa al di fuori del pop. Non a caso anche nel dizionario abbiamo inserito qualcuno che non fa pop, ma che diventa pop per via del suo successo, grazie alla sua capacità di un dialogo diacronico con il pubblico.
A.T. Parlare di rock invece è più complicato. Possiamo però dire che il pop è sempre esistito, il rock no: è stata una rivoluzione. Il rock ha dato una svolta definitiva al pop stesso. Difficilmente però, adesso, si riesce a distinguere il pop dal rock. Personalmente non prediligo né l’uno né l’altro: abbiamo intitolato il dizionario “pop-rock” per avere un’ampia visione delle cose e spiegarle nella loro integrità.

Di tutti gli album presenti nel volume c’è una valutazione espressa sinteticamente in stellette che vanno da 1 a 5. E’ impossibile non notare che il periodo con più stelline sono gli anni ’70 …
A.T.: Ma no dai, anche gli anni ’50 e ’60 sono ricchi di stelle.

E dopo gli anni ’70 cosa è successo?
E. G.: Ci sono stati gruppi incredibili anche dopo gli anni ’70, così a bruciapelo mi viene da citare U2, Nirvana e REM. E’ vero però che la stagione del pop-rock vede la propria età dell’oro negli anni precedenti. Questo non vuol dire che non ci sono stati grandi personaggi anche negli anni ’90. Siamo stati abbastanza ecumenici, è chiaro però che abbiamo un gusto che si è formato sugli artisti originali e non sui loro cloni ..  

Tra qualche mese ci sarà Sanremo 2013.  Fabio Fazio ha già dichiarato di voler tornare alle origini del Festival, cercando  di non far gareggiare né i minorenni né i ragazzi dei talent. Cosa pensate di queste sue scelte?
A.T.: Proviamo anche questa, poi vediamo come va a finire. Per quanto riguarda i talent sono pienamente d’accordo: credo sia la scelta più giusta. Se riusciamo ad evitare che i ragazzi dei talent vadano a Sanremo, meglio per tutti. Gli anni scorsi era già scritto che i ragazzi dei talent o vincevano o arrivavano secondi … Magari potrebbero davvero cambiare un po’ le cose.

Da questo devo dedurre che non c’è nessun cantante diventato famoso grazie ai talent che vi piaccia?
A.T.: Una voce particolare era quella di Giusy Ferreri.
E.G.: ..che però si è già persa. Diciamo che i cantanti che diventano famosi grazie ai talent non sono figure durature.

Al posto dei talent, cosa secondo voi dovrebbe proporre la TV?
A.T.: Un po’ di storia della musica non farebbe male a nessuno. Ma soprattutto, la tv dovrebbe far scoprire ai giovani la musica delle generazioni del passato, inventandosi una formula per analizzare in modo diverso (in maniera colta ed accurata), la musica del presente.

Il vostro lavoro non è solo ambizioso, ma estremamente minuzioso. Credete però che il dizionario possa incuriosire e interessare anche un pubblico musicalmente meno colto?
E. G.: Assolutamente sì: è stato scritto per pubblico non specialistico. Anche se tutti noi dello staff lavoriamo per riviste specializzate, principalmente abbiamo pensato ad utilizzare una scrittura comprensibile.Tutti i riferimenti sono più di informazione che nozionistici. Ci sono dati e non definizioni. Siamo stati attenti anche nell’utilizzo di termini criptici. L’intenzione è stata quella di fare un dizionario divulgativo e alla portata di chi non è particolarmente dotto. Gli esperti e gli specialisti troveranno invece in esso motivo di confronto e di misura.

Avete quindi inserito musica d’elite e non …
A.T.: C’è un po’ di tutto, o meglio c’è tutto quello che ci deve essere. Ora lo posso tranquillamente dire:  il dizionario che facemmo nel 1999 era un buon dizionario, questo però è un vero capolavoro.

Per concludere … potete farci il nome di un artista che secondo voi tutti dovrebbero ascoltare?
A.T. : L’ho scritto anche nella dedica del nostro lavoro. Oltre a dedicare il libro a mio figlio infatti, l’ho dedicato a Sam Cooke. Per chi non lo conosce forse è il caso che si compri un suo best e se lo ascolti.
E. G.: Eh, beh, è difficile: nel dizionario ne abbiamo messi 31mila apposta! Ce ne sarebbero a migliaia di dischi che andrebbero  ascoltati, lavori che considero imperdibili. Però, se Alberto nella dedica ha citato Cooke, io ho citato Jimi Hendrix, che è un must. Di Hendrix non consiglio un best, ma l’ascolto di uno qualsiasi dei suoi live: vi cambierà la vita.

Maria Rosaria Piscitelli

Commenti

commenti

Lascia un commento

Torna in alto