MILANO, ULTIMI GIORNI PER LA MOSTRA DI CHIARA DYNYS

Ultimi giorni per visitare la mostra di Chiara Dynys “Look at you-Guardati”, che ha riscosso grandissimo successo di pubblico nazionale e internazionale. L’esposizione è aperta fino a giovedì 13 settembre 2012, presso lo Spazioborgogno di Milano. Il progetto, concepito dall’artista appositamente per lo spazio postindustriale di Ripa di Porta Ticinese 113, rappresenta un ulteriore sviluppo della ricerca artistica di Chiara Dynys incentrata sul processo conoscitivo e le relazioni fra l’opera, l’ambiente espositivo e il suo pubblico. L’esposizione si compone di due parti distinte, una anticipata quest’anno con una mostra alla Galerie Hollenbach di Stoccarda e una completamente inedita.

Look at you-Guardati

Una lunga parete accoglie “scatole” visive trasparenti disposte in ordine sparso e articolate in una sorta di grande quadreria; ciascuna “scatola” riproduce a sua volta un microambiente espositivo che invita il visitatore a osservare ciò che contiene e lo induce piuttosto a guardare la propria immagine riflessa sul fondo specchiante. Ogni piccolo riquadro di colore sul fondo è il riflesso di un piccolo specchio posto davanti a lui, dalla parte del visitatore che si ritrova così catturato nel gioco di sdoppiamento delle immagini mentre smarrisce la definizione della propria dietro a questi elementi di disturbo. All’atto di guardare si sostituisce la volontà di specchiarsi, interrotta continuamente dal riflettersi del colore. L’invito a guardarsi, che da il titolo all’opera e all’intera mostra, diventa allora una sollecitazione a prendere coscienza dell’inevitabile incompletezza della visione.

Nulla cade nel vuoto / Nulla nel vuoto

Due trittici a sportelli richiudibili, di vaga ascendenza religiosa, contengono superfici specchianti nere sulle quali sono incisi due motti apparentemente in contraddizione fra loro. L’impossibilità affermativa del primo enunciato (Nulla cade nel vuoto) sembra opporsi alla totale negazione della sua contrazione (Nulla nel vuoto). In realtà costituiscono entrambi la rivelazione della presenza dell’osservatore che si riflette nell’opera così come dell’ambiente che li contiene, a dispetto dell’abisso che astrattamente li separa. La doppia negazione dei termini proposti dall’artista risulta perciò, ontologicamente, una “riflessione” sull’opera stessa e sul significato che gli attribuisce chi la osserva. D’altra parte è l’opera a riempire di senso lo sguardo che la attraversa e di contenuto lo spazio che la ospita.

 

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