PÉTER NÁDAS AL FESTIVAL DELLA LETTERATURA A MANTOVA

Péter Nádas

Tra poco più di una settimana si alzerà il sipario sul Festival della Letteratura di Mantova, che per cinque giorni ospiterà i grandi nomi della letteratura nazionale e internazionale, spaziando tra vari generi e forme stilistiche. Tra gli appuntamenti della kermesse, l’incontro con lo scrittore ungherese Péter Nádas, in programma giovedì 6 settembre alle ore 17.45 presso il  Chiostro del Museo Diocesano. Nel corso del summit, l’autore presenterà Libro di memorie, edito da Dalai Editore e in uscita a settembre. Interverrà Francesco M. Cataluccio. L’autore sarà impegnato anche mercoledì 5 settembre alle ore 18.15 presso la Chiesa di Santa Maria della Vittoria per un incontro dal titolo “Vocabolario Europeo. La parola (d)agli autori”, a cui prenderà parte anche l’islandese Jón Kalman Stefánson.

Péter Nádas, candidato al premio Nobel per la Letteratura, è nato nel 1942 a Budapest e vanta un’ampia produzione come romanziere, commediografo, saggista, giornalista e grande fotografo. Tra i più importanti autori ungheresi, dal 1969 ha deciso di dedicarsi interamente alla scrittura. Il suo romanzo d’esordio, Fine di un romanzo familiare, è stato pubblicato da oltre ventitrè case editrici straniere (tra cui Rowohlt, Plon, Farrar Straus and Giroux e Vintage), riscuotendo ovunque un grande successo di pubblico e di critica. Libro di memorie, monumentale opera scritta in undici anni, è considerato il suo capolavoro e gli è valso l’ingresso a pieno titolo tra i grandi nomi della letteratura mondiale.

Pubblicato per la prima volta nel 1986, in una versione che risente della censura del regime di Kádár, Libro di memorie rivede la luce nella sua stesura originaria negli anni Novanta. È considerato uno dei momenti più  elevati della letteratura ungherese, ma soprattutto una pietra miliare della letteratura contemporanea, come dimostrano non soltanto lo straordinario consenso di autorevoli critici e lettori in tutto il mondo, ma anche i  paragoni eccelsi con grandi nomi come Thomas Mann, Robert Musil, Jean Genet e James Joyce. Il romanzo ruota attorno a tre elaborati fili narrativi. La storia più importante è quella di un giovane drammaturgo ungherese, lasciato volutamente nell’anonimato, che rievoca il suo soggiorno-studio a Berlino Est. Sullo sfondo degli anni Settanta, in un’atmosfera cupa e di timore, si ritrova coinvolto in un triangolo amoroso psicologicamente complesso con Thea, matura e affascinante attrice, e Melchior, giovane poeta, con il quale anche lei ha una relazione. Si intreccia a questo racconto quello della tormentata adolescenza del protagonista, segnata dalla morte della madre, dagli strani comportamenti tanto politici quanto amorosi del padre e dall’impetuosa infatuazione per il bellissimo Krisztian nel periodo successivo alla rivolta ungherese del 1956. Parallelamente a questi fili narrativi se ne snoda un terzo, costituito da stralci del romanzo del protagonista su uno scrittore tedesco di fine Ottocento, Thomas Thoenissen, una sorta di suo alter ego, dalla vita dissoluta e dalla sensualità esasperata. Muovendosi tra il periodo stalinista e l’Est europeo postcomunista, Nádas crea un canale perfetto tra due epoche: il suo anonimo narratore cresce sotto il regime in una famiglia comunista privilegiata, figlio di un procuratore di Stato. Nel raccontare il passaggio dall’infanzia all’età adulta, Nádas dipinge in modo vivido la segretezza, la paura, le tensioni di una società dove il livello personale e quello politico non sono separati. Un libro che si legge come una discesa dentro la memoria e le sue implicazioni, privilegiando sempre e nonostante tutto i comportamenti umani: di quegli individui che hanno dovuto vivere e amare sotto un regime totalitario.

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